Antonio Marzotto Caotorta, Milano
La sua domanda finale, caro Caotorta, legittima e ben posta, è il nocciolo della questione. In effetti risulta incomprensibile come a tutt’oggi manchi un testo unico di legge a protezione dei minori; un testo non solo unico ma univoco, al quale debbano attenersi controllori ( cioè i vari enti preposti) e controllati ( ovvero i media, i produttori di informazione e di comunicazione). Mentre un tempo lo spazio televisivo e d’intrattenimento deputato ai bambini e agli adolescenti era quello – ben circoscritto nella giornata – della « tv dei ragazzi » e del fumetto per l’infanzia, oggi con i palinsesti prolungati, con internet, coi videogame, coi telefonini e messaggini vige una « deregulation » piena di rischi e di insidie, soprattutto del pericolo di trasformare il minore da « utente » ( di un servizio pubblico dai contenuti morali e culturali tutelati) a « cliente » di servizi privati ottenibili comunque, talora pagando, talora con un semplice « clic » che qualunque ragazzino d’oggi può fare, soprattutto in assenza dei genitori, come comunemente avviene. Condizione perché l’immensa quantità di contenuti che affolla l’etere e il web non divenga un’ingovernabile « terra di nessuno » è che i vari codici di autodisciplina ( in mancanza di una norma universale) siano effettivamente fatti rispettare; il che vuol dire anche poter applicare – e applicare realmente – sanzioni e punizioni severe nei confronti dei trasgressori e degli abusi, cosa che quasi mai avviene. In questi anni, la nozione di « buon costume » si è radicalmente modificata se non appannata, così come si è abbassata la soglia della sensibilità comune alla volgarità e ai contenuti « forti » dal punto di vista dell’immagine e dell’impatto emotivo. Se davvero la televisione è il « grande fratello » del XXI secolo, dobbiamo poterne verificare la funzione formativa ed educativa: per farlo, servono strumenti efficaci. Merita segnalazione, in questa direzione, l’iniziativa dell’Aiart ( associazione che anche lei cita) – alla quale diamo spazio oggi a pagina 13 – che ha lanciato una campagna di raccolta firme per una proposta di legge d’iniziativa popolare per introdurre, nei programmi della scuola, l’educazione ai media.
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