A quale futuro guarda oggi la Spagna? Certamente a quello legato a una rapida ripresa economica, visto il pesante deficit pagato alla recente disfatta dei mercati finanziari. Non sembra però altrettanto preoccupata a fornire motivi di speranza alla sua storia e alla sua cultura, se è vero che sembra ormai assoggettata a quell’ideologia liberticida e relativistica, che fa delle questioni eticamente sensibili problemi relativi solo all’autogoverno della vita dei suoi singoli. Non sembra perciò dare risposta alle donne, ormai indirizzate a vedere la trasmissione della vita umana come una faccenda essenzialmente fisiologica, offrendo loro una soluzione molecolare, farmaceutica a un problema assai più ampio, in grado di toccare le corde profonde della loro coscienza.È di ieri la notizia che il governo di Madrid ha varato un disegno di legge che di fatto depenalizza totalmente l’aborto, prevedendo la libera scelta della donna fino alla 14ª settimana e concedendo la facoltà anche alle minorenni fra i 16 e i 18 anni di abortire senza la consultazione dei genitori. C’è da sperare che il progetto, trasmesso al Parlamento, possa ricevere delle significative correzioni, visto anche le reazioni accorate del mondo cattolico spagnolo, che si riunirà il 17 ottobre per una grande manifestazione di protesta nella capitale, e la voce fortemente critica di alcuni pastori, come il cardinale Amigo, arcivescovo di Siviglia, che aveva già parlato, dalle pagine di "Religíon Digital", di «inquisizione laica e agnostica, di statolatria e di indottrinamento laico», segnando ancora la distanza tra le politiche iperlibertarie di Zapatero e la voce profetica della Chiesa.Nazione plurilingue e di ricchezza multietnica, questa Spagna sembra voler recidere le radici della sua esperienza storica e religiosa, per gettarsi sulle braccia dell’ideologia relativistica e nichilista, riconducendo tutte le pratiche abortive come faccende private, lasciate alla sola autodeterminazione delle donne. Sono quest’ultime, come si sa, a dover pesantemente portare l’emblema di questa mutazione etico-antropologica, dal momento che queste ulteriori liberalizzazioni dell’aborto, insieme alla paventata libertà e gratuità della pillola del giorno dopo, (per venire incontro alle "difficoltà" delle adolescenti) non sono altro che sostegni legislativi volti alla soppressione culturale della coscienza dell’aborto. Non si tratta soltanto di eliminare il senso di colpa, privatizzando gli interventi atti a procurare la morte dei potenziali bambini, ma di considerare l’embrione non più come il soggetto della trasmissione della vita, ma qualcosa come un tessuto ormono- dipendente, il cui sviluppo e sopravvivenza può essere regolato attraverso antiormoni, come la Ru486 o la pillola del giorno dopo.Ne va dell’idea stessa della vita, quasi che fosse possibile governarla attraverso l’intervento dei viventi, delle donne in particolare, non più custodi di questo bene, ma amministratrici di una risorsa da modellare a seconda delle leggi, dei desideri, delle idee, della conoscenza scientifica. La revisione nichilista della nozione di vita indotta da queste modalità di contraccezione non può che chiudere il futuro di una nazione, privata dall’immane schiera del popolo dei non-nati, orfana di inizi nuovi nella storia, prigioniera delle sue idolatrie. Il 17 ottobre a Madrid ci saremo idealmente tutti ad alzare un grido di rivolta e di riscatto.