Siamo in piena emergenza sbarchi, come previsto. La situazione è difficile, come hanno ricordato ieri Caritas, Acnur e l’Alto commissariato Onu per i diritti umani, amplificata dalla polemiche dei partiti in campagna per le Europee. Ma era evitabile affiancando per tempo all’operazione Mare Nostrum un sistema adeguato di accoglienza. È ormai prossima la quota di 25mila arrivi in questo primo scorcio del 2014 e i comuni siciliani non reggono un ritmo che ricorda l’emergenza Nordafrica del 2011. E da qui all’autunno il flusso non si arresterà. Non ci saranno 600mila persone sulle coste libiche in attesa di partire, come sosteneva poco tempo fa il ministro Alfano. Ma certo con la primavera, che significa temperature del deserto miti anche per donne e bambini, migliaia di eritrei – prima nazionalità tra quelle sbarcate – vengono segnalati in viaggio sulle rotte dal Sudan verso Tripoli per affidare vita e speranze alle carrette del mare. I trafficanti di uomini sono in piena attività anche in Africa occidentale, dove il Sahara libico è attualmente percorso da colonne di maliani e gambiani, mentre il conflitto in Siria sta moltiplicando i passaggi in Libia dall’Egitto – Paese ritenuto poco amichevole – di siriani e palestinesi intenzionati a prendere la via del mare verso la Ue.In questo quadro preoccupante, le polemiche politiche nostrane, perlopiù propaganda elettorale, si sono concentrate sui costi dell’operazione Mare Nostrum. I nove milioni mensili di cui il nostro Paese si fa carico dallo scorso novembre per pattugliare le frontiere marine sono infatti ritenuti da alcuni eccessivi e da altri utili solo ai trafficanti, perché incentiverebbero gli arrivi via mare. Occorre anzitutto ribadire che le navi militari italiane hanno salvato finora la vita a 19mila persone, il che in un Paese normale costituisce titolo di merito. Bene fa dunque il governo a dichiarare che indietro non si torna. Del resto, le alternative all’intervento in mare sono inaccettabili e incompatibili con il diritto internazionale e con l’appartenenza al mondo civile. L’Italia, fondatore della Ue e firmatario della Convenzione di Ginevra, non può né deve più respingere i profughi in Libia – Stato al collasso che non garantisce i loro diritti umani – o peggio rifiutarsi di aiutare nel Mediterraneo donne, bambini e uomini che all’80%, stando all’esame delle richieste del 2013, hanno diritto di chiedere asilo perché in fuga da guerre, persecuzioni e fame. L’errore non è stato avviare l’operazione Mare Nostrum, semmai non affiancarvi un numero congruo di centri di accoglienza per evitare il caos. Ora, per fermarlo, l’azione governativa dovrebbe interrompere prima di tutto il conflitto di competenza tra Comuni e Regioni da una parte e prefetture dall’altra. E poi coordinare e organizzare, mettendo attorno a un tavolo gli attori, compresi gli enti del terzo settore, per evitare gli sprechi e gli scandali dell’emergenza nordafrica. Quindi, urge chiedere chiarezza e interventi a livello europeo, utilizzando l’imminente semestre di presidenza italiana. Se il Belpaese, declassato ormai dai migranti a porta di ingresso, si sobbarca gli oneri del salvataggio e della prima accoglienza e chiede a ragione sostegno economico ai partner, è altrettanto vero che i profughi vi restano lo stretto necessario e, prima che le forze dell’ordine prendano generalità e impronte, fuggono verso i Paesi più accoglienti e ricchi come Germania, Scandinavia e Gran Bretagna. Sui quali pesano i costi sociali di inserimento come giungono i benefici di una manodopera giovane e produttiva. Difficile uscire in tempi brevi da questa emergenza, ma la presidenza italiana potrebbe dare impulso al contrasto dei trafficanti di uomini, prevenendo i viaggi della speranza. Le vie percorribili sono diverse, dai corridoi umanitari per i siriani ai visti di transito concessi dalle ambasciate Ue verso uno Stato membro, dove poi giudicare i singoli casi. Anziché rischiare la pelle su un barcone, un profugo pagherebbe così un normale biglietto aereo senza finire nel mercato di vite umane. Soluzioni su cui sappiamo che si sta ragionando. Solo allora le navi di Mare Nostrum potranno rientrare in porto.