Infaticabili, intoccabili, inarrestabili. Assolutamente "in" la truppa del Grande Fratello (Gf), che torna su Canale 5 per l’edizione numero 10 a pochi mesi dalla conclusione della numero 9. Qualcuno starà pensando: inopportuni, incivili, insignificanti… ecco, pensatelo soltanto o sussurratelo sottovoce, per non suscitare le ire degli strateghi di Canale 5 che ieri spiegavano solenni come il Gf abbia «sdoganato la normalità», provocando il muto sbalordimento di chi invece è sempre stato convinto che avesse sdoganato l’a-normalità; oppure come il Gf costituisca «la spina dorsale del palinsesto» delle rete ammiraglia Mediaset, alla faccia di chi ancora ritiene che si tratti invece del ventre molle. Certo, se l’unico criterio è quello quantitativo, ossia la capacità del Gf di sedurre inserzionisti e far cassa, allora sì: è una spina (dorsale, se insistete).Pare che quest’anno, per una decima edizione monstre che si divorerà pure Natale e Capodanno, a Cinecittà confluiranno «personalità forti». Non ne dubitiamo. Anticipazioni: una guardia del corpo, un’imprenditrice, uno studente molto cattolico, una sommelier: praticamente uno spaccato della società italiana. Pare, si dice, mormorano che a Natale entrerà fugace un prete per celebrare la Messa. Una promessa o una minaccia?Nel dubbio, poiché ormai ogni battuta sul Gf è stata lanciata e digerita, vorremmo intrattenervi in una brevissima fenomenologia del Gf, al termine della quale emergerà in modo solare come il suo sia un falso modello comunitario, l’esatto opposto di quello cristiano.In effetti nella casa del Gf viene composta una "comunità", quest’anno 16 giovanotti con una schiera di panchinari che nobilmente gufano per soffiare il posto a qualche prescelto. "Fratelli" e "sorelle" sono invitati a costruire relazioni, dialogare, cooperare per migliorare il clima e compiere insieme qualche piccola impresa: proprio come in una comunità. Nello stesso tempo, però, sono invitati alla delazione, a stilare liste di proscrizione, insomma a far fuori gli "indegni". Ogni volta che un "fratello" viene escluso, gli altri piangono, perfino si disperano. Insomma, la comunità del Gf è stata costruita affinché si smembri e alla fine rimanga "in vita" un solo individuo; i "fratelli" sono invitati a cooperare ma innanzitutto a concorrere, ad amarsi ma in realtà a odiarsi, e la cosa è chiara fin dall’inizio: chi si candida sa perfettamente qual è lo scopo del gioco, restare soli sul palcoscenico. Il Gf è la metafora perfetta della
consumerist society, la "comunità" fasulla dove ogni rito collettivo è compiuto da individui in concorrenza tra loro, condannati alla solitudine, legati da legami friabili e fuggevoli.La comunità dei cristiani è l’esatto opposto. Nasce per includere, non per escludere; le porte sono aperte a tutti, non chiuse; la cooperazione è reale, non finta; la concorrenza è innanzitutto con se stessi, per migliorarsi, mai per danneggiare gli altri; i suoi legami vogliono essere solidi, non liquidi. E lo scopo finale è di fare del mondo intero un’unica grande famiglia, una gigantesca fratellanza: l’esatto contrario del Gf.Il Gf costituisce un modello intrinsecamente sbagliato non tanto né solo per le volgarità, le sciocchezze, l’ignoranza, l’impalpabile nulla di cui è fatto; ma innanzitutto per la sua struttura, per la sua – ma sì, diciamolo – ideologia. Non ci illudiamo che le nostre parole siano lette o suscitino reazioni presso i partecipanti e i loro mandanti. Ma, se davvero un don vi andrà a celebrarvi la liturgia del Natale, almeno lui sappia dove va. E dica la parola giusta al momento giusto: sarà in diretta, non potranno staccargli la spina.