Nella crisi, almeno elettorale, della sinistra storica, testimoniata dall’esito non brillante del Partito democratico e dall’esclusione dal Parlamento nazionale dell’effimera coalizione dell’Arcobaleno, cercano di inserirsi formazioni politiche che pur venendo da un’altra storia puntano a ottenere consensi da una base disorientata. Oltre alla Lega Nord, che già avrebbe mietuto consensi in quest’area, secondo le analisi condotte sul voto politico dell’anno scorso nei seggi dei quartieri popolari, ora ci prova l’Italia dei Valori. Il partito di Antonio Di Pietro è stato l’unico, tra quelli rappresentati in Parlamento, ad appoggiare esplicitamente gli scioperi separati e le manifestazioni di protesta indette dalla Cgil, anche se non soprattutto in aperta polemica con le altre confederazioni sindacali. Ora nelle liste per le elezioni europee propone esponenti provenienti dall’estrema sinistra, come Maurizio Zipponi, dirigente sindacale bresciano (nella Fiom), poi deputato e membro della segreteria di Rifondazione comunista, e Gianni Vattimo, filosofo noto anche per aver promosso il boicottaggio della fiera del libro dedicata agli scrittori israeliani, che nelle precedenti consultazioni europee stava nella lista del Partito dei comunisti italiani. Queste scelte che si collocano, per usare una terminologia semplificata, 'a sinistra' del Pd, hanno l’evidente obiettivo di mietere consensi anche nell’area della sinistra radicale, che d’altra parte si è fatta a suo tempo arruolare nelle battaglie dipietriste, a cominciare dalla raccolta delle firme per il referendum abrogativo dell’immunità per le massime cariche dello Stato. Proponendosi come l’unico vero oppositore del governo in Parlamento, denunciando come 'autolesionista' ogni dialogo tra maggioranza e opposizione, Di Pietro cerca di diventare il punto di riferimento di tutte le opposizioni 'senza se e senza ma', compresa quella sociale, che finora aveva come sbocco politico le formazioni di sinistra cui appartengono praticamente tutti i dirigenti e i funzionari della Cgil. In questo modo l’obiettivo di raggiungere la soglia del 4 per cento (per effetto di una delle poche norme che anche l’Italia dei Valori ha approvato) risulta ancora più arduo per le due formazioni a sinistra del Pd (quella postcomunista e quella che unisce Niki Vendola ai Verdi e a una componente socialista) che si presentano alle elezioni europee. Anche se in queste elezioni, proporzionali e prive di efficacia su una maggioranza di governo, il principio del 'voto utile' è assai meno efficace di quanto non lo fosse nelle consultazioni parlamentari, la prospettiva di disperdere il proprio voto su liste che rischiano l’esclusione ha comunque un certo effetto deterrente. La reazione delle 'vittime' potenziali, peraltro, è stata piuttosto scolastica. Rimproverare ai futuri elettori di Zipponi, come ha fatto il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero, l’indiretta accettazione dei programmi capitalistici del gruppo liberaldemocratico europeo, è davvero troppo libresco per risultare efficace. Naturalmente prima di parlare dell’occupazione di un settore dell’estrema sinistra da parte dell’Idv bisogna aspettare i risultati, ma già l’evidente intenzione di farlo ha un suo, seppur contraddittorio, significato politico.