Clandestine, irregolari. Forse non passibili di arresto perché la legge penale non è retroattiva. Ma da espellere, questo sì. Cosa potrà accadere, da domani, quando il pacchetto sicurezza entrerà definitivamente in vigore, in particolare per quanto riguarda il nuovo reato di immigrazione clandestina? Quante badanti e baby sitter straniere, senza regolare permesso, saranno da considerarsi 'fuorilegge', da allontanare al più presto? E quante famiglie potrebbero trovarsi nel contempo senza aiuti, accusate poi di dar rifugio a un clandestino, anzi di sfruttarlo? Eppure non di negrieri stiamo parlando, ma del nostro vicino, di tanti di noi. Stiamo parlando in effetti di un pezzo di 'welfare privato', imperfetto e fors’anche ingiusto, senza il quale, però, il nostro sistema non è in grado di reggere, con le strutture pubbliche e la società a rischiare il collasso. Lo scriviamo non senza una certa vergogna. Perché il richiedere una corsia preferenziale di regolarizzazione per badanti e baby sitter è già una discriminazione che noi per primi compiamo secondo un criterio utilitaristico. Ci sono stranieri che vogliamo, perché 'servono', e molto, visto che non abbiamo a chi affidare nonni e bambini.E altri stranieri no, sono meno 'utili', perché di muratori e di cuochi ne troviamo anche altri, italiani pure. E dunque per i primi chiediamo e speriamo in un’eccezione, di sanare in qualche modo la ferita. Per i secondi neppure abbiamo più la forza (e in tanti nemmeno la voglia) di chiederlo. Ma se a questo siamo ridotti, a misurare l’uomo dalla sua utilità marginale nel mercato beh, allora, abbiamo almeno il coraggio di essere coerenti fino in fondo: la sanatoria per badanti e baby sitter facciamola per convenienza. Non per umanità, non per rispetto della persona, ma almeno per quel sano egoismo che ci fa pensare: 'ecco, ci conviene'. E ci conviene davvero perché non abbiamo le strutture per assicurare ai bambini un posto all’asilo nido. Altro che il 33% fissato dagli obiettivi europei: noi oggi arriviamo a malapena a 'coprire' il 12% dei bambini da zero a tre anni, circa un terzo del fabbisogno minimo stimato. E quei limitati investimenti che sono stati stanziati per l’istituzione delle 'mamme di giorno' e dei micronidi non basteranno a colmare una lacuna così vasta, che incide poi sulla presenza delle donne nel mercato del lavoro e in definitiva sullo sviluppo economico del Paese. Perciò le famiglie finora hanno dovuto arrangiarsi: con i nonni chi poteva e con la baby sitter straniera – anche irregolare – quelle alle quali i i Comuni si limitavano a dire: 'mi spiace, all’asilo non c’è posto, siete trentacinquesimi in lista d’attesa...'. E peggio accade con gli anziani. Il progressivo invecchiamento della popolazione, il cambiamento dei costumi e mille altri fattori hanno lasciato un esercito di anziani senza parenti vicini ad accudirli e senza alcuna possibilità di essere accolti in strutture alla portata di normali redditi familiari. E allora gli italiani si sono arrangiati un’altra volta e non hanno trovato di meglio che affidarsi a questo compromesso della badante. Centinaia di migliaia di donne, in particolare dell’Est europa, ma anche sudamericane e filippine, si sono prese carico di lavare e nutrire e vegliare i nostri anziani. Con un impegno mai abbastanza retribuito se si considerano le ore svolte e le rinunce (senza parlare dell’affetto, che quello non si remunera). E quel che è peggio nell’impossibilità di regolarizzare le posizioni: senza permesso, niente assunzione; senza contratto niente carta di soggiorno. Ma di tutta questa realtà – non di ideologia parliamo, non di carità cristiana, solo di realtà sociale – non c’è traccia nella legge. Di questa sussidiarietà forzata alla quale le famiglie sono costrette per la mancanza di servizi, di strutture pubbliche, di risorse adeguate e di agevolazioni fiscali, non ci si preoccupa. Gli stranieri irregolari «mandati finalmente a casa»; «le badanti le faranno le italiane disoccupate», ci si limita a proclamare. Eppure solo nel Veneto, terra del massimo consenso leghista, sono 25mila le badanti irregolari secondo l’assessore regionale ai servizi sociali. In tutt’Italia, stimano le Acli, sarebbero 600mila. Ma fossero anche solo la metà: lo Stato e il governo sono in grado di assicurare una risposta alternativa a centinaia di migliaia di famiglie? Si facciano i conti e si vedrà che la regolarizzazione, quantomeno, conviene.