domenica 19 settembre 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
C’è una costante nei viaggi "settembrini" di Benedetto XVI, che è palese anche in questa visita nel Regno Unito. E’ la costante che porta il Papa a riflettere, e a far riflettere, sulla condizione attuale dell’«Europa cristiana», segnata da potenti processi di secolarizzazione e dalla rischiosa pretesa di reciderne le storiche radici religiose e culturali, mettendo in questione la stessa organizzazione sociale che da quella tradizione viva è stata ispirata e sostenuta. Per contenuti e modalità, infatti, la visita che si conclude oggi si aggiunge a quelle in Germania (2006), Austria (2007), Francia (2008) e Repubblica Ceca (2009), tutte compiute nel mese di settembre, in cui il Pontefice teologo ha mostrato non solo la bellezza della fede in Cristo, ma anche la sua plausibilità sul piano della ragione. Una sorta di "pellegrinaggio della rievangelizzazione", che in un certo senso parte dal grande discorso di Ratisbona, per giungere alla beatificazione odierna del cardinale Henry Newman, con esiti sempre più intensi e,  per alcuni, sorprendenti. Basti pensare che ciascuna delle tappe è stata presentata alla vigilia dai media come un possibile flop, salvo poi a verificare sul campo esattamente il contrario. In Gran Bretagna, Benedetto XVI ha fatto un ulteriore passo avanti. Tutto ciò che ha detto in questi anni lo ha riproposto attraverso la testimonianza di una figura concreta, quel Newman che oggi a Birmingham beatificherà personalmente, derogando alla regola fissata ad inizio pontificato di presiedere solo le canonizzazioni. Il «grande Inglese» merita sicuramente tale eccezione. Anche perché Papa Ratzinger non ha nascosto di considerarlo il campione del confronto con «la dittatura del relativismo», la grande malattia spirituale che affligge l’Occidente e che - come il Pontefice ha dimostrato nella sua enciclica sociale e ribadito venerdì nell’incontro con il mondo della cultura - ha avuto catastrofiche conseguenze anche nell’esplicarsi degli effetti della crisi finanziaria mondiale.Newman davvero può essere patrono ideale del lavoro di rievangelizzazione, al quale il Papa ha recentemente intitolato un nuovo dicastero vaticano. La lezione umana e spirituale del neo-beato riassume in sé, infatti, i punti cardine del magistero "settembrino" di Benedetto XVI. Riaffermazione del ruolo pubblico della fede, profonda coerenza tra «ciò che crediamo e il modo in cui viviamo la nostra esistenza». E infine capacità di «pagare un prezzo» a questa coerenza. Cioè, come il Papa ha detto ieri sera nella veglia di Hyde Park, il rischio di «essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia». Di tale prezzo, a suo tempo, il cardinale Newman non ha avuto paura. Tanto meno Benedetto XVI, che tra l’altro l’ha pagato in più di un’occasione in questi anni di pontificato. Ma egli, per usare le sue stesse parole, va avanti «con coraggio e con gioia». E altrettanto chiede di fare ai cattolici e a tutti i cristiani, con lo spirito ecumenico palesato anche qui a Londra. Perché la sfida portata dal relativismo non è di quelle che si possano affrontare mantenendo anacronistiche divisioni.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: