Il giornale
La Padania è uno di quelli che non rinunciano alla sciabola e ai punti esclamativi, lo sappiamo bene. Ieri – in questo tempo elettorale – ha invece scelto il fioretto e il punto interrogativo addirittura per chiedersi di quale «Conferenza episcopale» si stia parlando e, magari, straparlando. La firma del professor Reguzzoni, del resto, offre garanzia almeno contro frettolosità e superficialità polemiche. I concetti di fondo dell’articolo del giornale della Lega Nord sono quattro.1) Il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, ha affermato che una moschea a Milano (o altrove) può essere realizzata purché sempre «nel rispetto delle regole» costituzionali e legislative italiane (e, aggiungo io, sottolineando che bisogna tener ovviamente conto del fatto che le moschee non sono «solo luoghi di culto»). Questo primo concetto è esatto: le parole sono quelle pronunciate da monsignor Crociata, sono ineccepibili per forma e contenuto e sono condivisibili da ogni persona amante delle libertà fondamentali e dei diritti inalienabili di uomini e donne, della verità e della legalità.2) Le parole di monsignor Crociata sono state anche oggetto di «semplificazioni» giornalistiche e di «strumentalizzazioni» politico-elettorali, ma sono state tuttavia tali da produrre «polarizzazione». Questo secondo concetto dell’articolista è contraddittorio: se si «semplifica» e «strumentalizza» un discorso, lo si tradisce nel suo contenuto effettivo. E allora come si può accusarlo di produrre «polarizzazione»? Verrebbe da dire che lo si può fare soltanto se si opera un’ulteriore strumentalizzazione. E allora si compie lo stesso errore che si denuncia...3) Le parole del segretario generale della Cei sono semplicemente opinioni personali, per quanto autorevoli, anche perché le Conferenze episcopali sarebbero «strutture organizzative territoriali in nessun modo vincolanti». Questo terzo concetto articolato sulla
Padania è riduttivo ed errato: come sta scritto al numero 15 della lettera apostolica di Giovanni Paolo II «Apostolos suos» del 21 maggio 1998 e come il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha ricordato in alcune recenti occasioni, ogni Conferenza episcopale del mondo – compresa quella italiana – agendo in piena comunione con il Papa ha compiti indicati in modo esplicito: «La promozione e la tutela della fede e dei costumi, la traduzione dei libri liturgici, la promozione e la formazione delle vocazioni sacerdotali, la messa a punto dei sussidi per la catechesi, la promozione e la tutela delle università cattoliche e di altre istituzioni educative, l’impegno ecumenico, i rapporti con le autorità civili, la difesa della vita umana, della pace, dei diritti umani, anche perché vengano tutelati dalla legislazione civile, la promozione della giustizia sociale, l’uso dei mezzi di comunicazione sociale». Doveri chiari e impegnativi, non certo un ruolo meramente organizzativo e formale.4) Chiunque si riferisca al magistero della Chiesa e alle indicazioni della Cei non può pretendere, in ogni caso, di selezionarli a piacimento scegliendo solo le parti che fanno comodo. Questo quarto e ultimo concetto del professor Reguzzoni è di nuovo esatto. E nella vita politica, come nella vita familiare e sociale, dovrebbero farne tesoro tutti, proprio tutti. Il pane buono della fede cattolica e dei grandi valori cardine si condivide e unisce, ma non si fa a fette.