È facile immaginare le polemiche che in alcuni ambiti probabilmente susciterà la nuova Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede -
Dignitas Personae - dedicata «ad alcune questioni di bioetica», che viene ad integrare, dopo più di vent’anni, la precedente Istruzione
Donum Vitae, i cui principi fondamentali vengono tutti riaffermati e riconfermati. Ancora una volta, diranno i suoi critici, la Chiesa prende posizione in campo bioetico intimando divieti, troppi divieti! Gli stessi redattori ne sono perfettamente consapevoli e proprio per questo, nelle conclusioni dell’Istruzione, insistono nel rilevare come ciascun divieto, ciascun "no" che emerge da questo testo, abbia come suo presupposto logico e ontologico un grande "sì", il sì a tutti i doni che Dio ha concesso all’uomo, dalla vita, alla conoscenza, dalla libertà e all’amore. Il testo dell’Istruzione, pur redatto in uno stile accessibile a tutti, possiede inevitabilmente una sua complessità, che richiede necessariamente al lettore competenza e attenzione. Vengono presi in considerazione tutti i principali e spinosi problemi che il progredire delle tecniche della procreazione assistita ha fatto emergere negli ultimi vent’anni: dalla vistosa perdita di embrioni che si produce nelle pratiche di fecondazione in vitro al loro congelamento, dal congelamento degli ovociti alla riduzione embrionale, dalle diagnosi pre-impiantatorie alle nuove forme di intercezione (che impediscono all’embrione umano di raggiungere l’utero materno) e contragestazione (che provocano la morte dell’embrione appena impiantato in utero). Particolare attenzione è dedicata alla manipolazione degli embrioni e del patrimonio genetico umano: alla netta condanna della clonazione, anche nella sua variante "terapeutica", si uniscono profonde e lucide indicazioni sui limiti della terapia genica, dell’uso terapeutico delle cellule staminali e del materiale biologico di origine illecita. Né manca la condanna a carico dei tentativi di ibridazione uomo-animale, che probabilmente andranno moltiplicandosi in un futuro molto ravvicinato.Chi segue da vicino le vicende della bioetica è perfettamente consapevole di come si stia lentamente ma anche irresistibilmente diffondendo tra medici e scienziati un atteggiamento di arrendevole cedevolezza nei confronti delle pratiche e delle sperimentazioni più estreme. Le norme delle prime legislazioni in materia, relativamente restrittive e in gran parte recepite anche da trattati internazionali, come la Convenzione di Oviedo, stanno progressivamente cedendo. Vien voglia di dar ragione a coloro che da tempo hanno individuato nella bioetica non una serena e onesta riflessione sulla difesa della vita nei confronti del dilagare di tecnologie di ogni tipo, ma qualcosa di simile a un grande esercizio di retorica, per assuefare ai vorticosi progressi della tecnica un’opinione pubblica intimidita dai progressi della biomedicina, per farglieli accettare come non problematici, né da un punto di vista scientifico né da un punto di vista etico. Di qui l’uso di slogan al posto di calibrate riflessioni e la costruzione di veri e propri "miti" privi di ogni fondamento di verità, ma straordinariamente efficaci a livello comunicativo (come quello del carattere terapeutico delle cellule staminali embrionali, per non parlare della creazione di embrioni clonati).A fronte di questa potente macchina ideologica, la
Dignitas Personae, in quanto esplicitamente rivolta «ai fedeli e a tutti coloro che cercano la verità», fa la nitida scelta di un’argomentazione razionale che, punto per punto, questione per questione, riflette sui problemi della vita e ne valuta la portata etica e antropologica.La fede rappresenta la cornice nella quale si colloca, ma che non condiziona l’uso della comune ragione umana, dato che i problemi della bioetica non sono confessionali, ma coinvolgono tutti gli uomini, credenti e non credenti, tutti parimenti orientati al bene, a quel bene che costituisce la sostanza normativa della legge naturale (cui l’Istruzione fa un preciso, ma non pressante riferimento, per non aprire dibattiti tecnico-filosofici che in questo testo sarebbero stati fuori luogo).Nella sostanza, questa Istruzione contiene una sfida dai toni garbati, ma fermissima nella sostanza, un invito a riflettere con onestà intellettuale sulla bioetica e sulle sue questioni più laceranti, con attenzione anche ai più sottili risvolti delle singole questioni e soprattutto senza lasciarsi abbacinare dai miti di un progresso scientifico, che può essere allo stesso tempo benefico e malefico, umanizzante e disumanizzante. Lasciamoci alle spalle l’esperienza del passato, che dovrebbe indurci al pessimismo, ed auguriamoci che questo testo venga accolto con attenzione e con spirito aperto. Chiunque lo legga non potrà dubitare che esso merita questa accoglienza.