sabato 19 dicembre 2009
COMMENTA E CONDIVIDI
Le verifiche sono difficili, occorre sapersi inoltrare in meandri tortuosi seguendo le tracce di codici anonimi, rimbalzando da un Paese all’altro fino a qualche improbabile isola del tesoro. Si solcano mari tanto popolati che i frutti della pesca non mancano. Anzi, sono copiosi. Eppure, proprio perché le reti si riempiono con abbondanza si ha netta l’impressione che nei fondali ci sia ancora una ricchezza enorme e che la sua emersione basterebbe a "sfamare" tutti senza troppo togliere a nessuno.L’immagine, vagamente salgariana, ci è suggerita dalle cifre impressionanti snocciolate a bilancio dell’attività della Guardia di Finanza. Ogni giorno di quest’anno le Fiamme Gialle hanno scoperto 90 milioni di euro di redditi nascosti all’erario. Complessivamente hanno compiuto 30mila verifiche e 72mila controlli nel mare della pirateria fiscale, recuperando a tassazione ben 30 miliardi di euro e un tesoretto di 5,4 miliardi di Iva non versata. Navigando in acque internazionali hanno scovato le tracce anche di 5 miliardi di euro nascosti sotto la sabbia (oppure la neve di montagna) dei paradisi fiscali. Insomma, i finanzieri, rafforzando i controlli, hanno mostrato appunto che più pescano e più si capisce come il mare dell’evasione sia in realtà un oceano. E, d’altro canto, non è forse questo il risvolto amaro del positivo andamento dell’operazione "scudo fiscale"?Se 100 miliardi di euro hanno rifatto capolino appena è stata mostrata l’esca di una tassazione tanto minimale da essere avvertita come premiale (il 5%), quanti sono quelli che in tanti anni sono usciti dal nostro Paese? E quante le somme che ancora restano ben acquattate da qualche parte? Ma soprattutto: cosa e quanto avremmo potuto fare, che Paese avremmo potuto essere, se la disonestà non avesse vinto sulla solidarietà fiscale? Pensiamo solo a quei 100 miliardi finora emersi con lo scudo. Sottoposti a una tassazione medio-bassa, diciamo pari al 30%, avrebbero dato all’Italia 30 miliardi di euro, più del triplo di quest’ultima Finanziaria. Quanti ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro avremmo potuto pagarci; quale politica di aiuto alle famiglie avremmo potuto attuare. Quanto più basse per tutti avrebbero potuto essere le tasse. Anche quanti incentivi alla ricerca e alle stesse imprese si sarebbero potuti finanziare.Certo, l’onestà è categoria morale, la solidarietà è un valore come il coraggio: se non lo si "sente" non ce lo si può dare... Il problema, per andare al sodo, è quello di quali regole dotarsi, di quali messaggi politici lanciare, di quale economia progettare per ricostruire nel Paese un patto fiscale evidentemente lacerato. In questo senso la strategia "bastone e carota" messa in campo dal ministro dell’Economia – da un lato premendo per svuotare i paradisi fiscali, dall’altro offrendo vantaggiose condizioni di rientro dei capitali evasi – ha certo funzionato se si guarda a quanto emerso. Non sappiamo, però, se abbia fornito la lezione giusta. Agli evasori e all’intero Paese.Soprattutto ora che lo scudo è stato prolungato di quattro mesi. La mossa è scaltra, dovrebbe far arrivare altri 2 miliardi di gettito (dopo i 5 della prima tranche) quantomai utili in un periodo di difficoltà come questo. Si potrà così evitare sia l’aumento delle imposte (per gli onesti) sia nuovo deficit e debito. Certo, però, quello scudo presentato come l’«ultima occasione» è divenuto già la «penultima». E, anziché ritoccare la tassazione di questa seconda tranche prima al 6% e poi al 7%, si poteva portarla al 23%, come l’aliquota base applicata fin dal primo euro ai lavoratori dipendenti. Sarebbe stato un bel messaggio, sul piano simbolico. Con ricadute sul piano concreto.Perché davvero il sistema fiscale va riformato immaginando dei bonus per i redditi da lavoro, le famiglie e dei malus sui consumi, la speculazione e l’evasione. Lo ha prospettato lo stesso ministro Tremonti. E noi vorremmo esser sicuri d’aver capito bene.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: