Ci sono polemiche che fanno rumore, ma portano vergogna e imbarazzo solo su chi le scatena, non certo su chi le subisce. È il caso di quella sguaiata scatenata nei confronti dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, da un articolo della "Padania", giornale leghista, e da un’intervista del ministro Roberto Calderoli. Nel mirino, stavolta, è stata addirittura messa la chiamata alla solidarietà e alla sobrietà che il cardinal Tettamanzi ha posto nel cuore del suo "Discorso alla città" in occasione della festa del patrono sant’Ambrogio. E si è arrivati a sostenere che l’arcivescovo di Milano si occuperebbe "politicamente" solo di rom e di musulmani e non avrebbe mai difeso il crocifisso. Slogan indegni, senza misericordia e senza verità. Che mistificano il magistero di un vescovo ancorato, come lo stesso Tettamanzi ci ha ricordato ieri, alla serena fedeltà al Vangelo. Parole gravi e vuote, che hanno suscitato il calore del popolo attorno al proprio pastore e la preoccupata e trasversale reazione di tanti rappresentanti delle istituzioni e dei diversi partiti. Questo conta. Questo dice – continua a dire – di Milano e dell’Italia molto più di qualunque parola scomposta e vana.