Piccole. Numericamente poca cosa, o addirittura quasi insignificanti. Politicamente quasi mai rilevanti. In questa parte del mondo stanno dall’inizio del cristianesimo, tra difficoltà difficili da raccontare, o anche solo da ricordare tutte. Difficoltà crescenti, nella radicalizzazione di posizioni che hanno spinto, e sempre più sembrano spingere queste minoranze all’esodo, alla fuga. Sembrano quasi schiacciate dalla storia, le comunità cattoliche della Terra Santa e di tutto il Medio Oriente. Confuse nell’ombra di eventi che le sovrastano, così come appaiono in questi giorni di pellegrinaggio di Papa Ratzinger in Terra Santa, attraverso la lente deformante del clamore mediatico, tutto polarizzato sugli aspetti ' politici' inevitabilmente coinvolti, primo fra tutti la pace e il conflitto israelo- palestinese, e poi il dialogo tra ebraismo, islam e cattolicesimo. Un’attenzione protesa a pesare le virgole, a sottolineare il non detto ( o presunto tale), a rilevare gli attriti. E a scordare la ' questione cristiana'. Eppure non è un caso che, in ogni singolo giorno di questo pellegrinaggio, Benedetto XVI abbia dedicato uno spazio privilegiato a questo ' piccolo gregge'. Cristiani definiti ancora ieri « candele accese che illuminano i luoghi santi cristiani » , che in questi giorni il pastore sembra quasi avere preso per mano e costantemente portato accanto a sé da ogni palco da cui ha parlato. Mostrandoli a tutti e dicendo: tutti dobbiamo impegnarci perché questo piccolo gregge non si disperda. Non c’è, in questo, soltanto una semplice solidarietà verso la realtà « di insicurezza umana, di sofferenza quotidiana, di paura e di speranza » che essi vivono giorno dopo giorno. C’è piuttosto il riconoscimento del valore e del significato di tale presenza nella tormentata realtà mediorientale, e la volontà di proporli all’attenzione di tutti, perché tutti li possano riconoscere. Perché tutti comprendano che l’annullamento di questa millenaria presenza sarebbe una perdita per tutti. Non solo per i cristiani. Non solo per il Medio Oriente. Essere cristiani, qui – e il Papa l’ha messo in evidenza in ogni occasione – ha significato e significa capacità di convivenza, contribuire «come cittadini leali e responsabili, nonostante le difficoltà e le restrizioni, alla promozione e al consolidamento di un clima di pace nella diversità». Ha significato e significa scuole e università, ospedali, centri di assistenza aperti a tutti e pronti ad accogliere tutti. Ha significato e significa cura dei Luoghi santi e assistenza ai pellegrini. Cultura. Dialogo. Progresso. Un patrimonio enorme, e per tutti, se si fosse capace di riconoscerlo, e apprezzarlo. Perfino esportabile: chi oggi non sa come fronteggiare la presenza islamica in Occidente, ha mai pensato di dare un’occhiata al modello libanese? È solo un esempio, ma potrebbero essere molti altri. Per questo, anche, l’insistere di Benedetto XVI perché tale ricchezza, che è ricchezza di tutti e per tutti, non vada perduta. E il suo invito costante a pregare per questo fine.