«Non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e ai fallimenti», ravvivare lo stile della sobrietà e la fiamma della solidarietà. È assumendo questi compiti «con la grazia del Signore – e solo con essa – (che) possiamo sempre nuovamente sperare che il futuro sia migliore del passato. Non si tratta, infatti, di confidare in una sorte più favorevole, o nei moderni intrecci del mercato e della finanza, ma di sforzarsi di essere noi stessi un poco più buoni e responsabili». Parola di Benedetto XVI, che prima dell’Angelus di ieri ha ripreso i temi da lui svolti nelle omelie del Te Deum di fine anno e della celebrazione di Capodanno della Giornata mondiale della pace, per la quale il Papa ha scritto un messaggio significativamente intitolato «Combattere la povertà, costruire la pace». Egli invoca coraggio, sobrietà e solidarietà da parte di tutti, «governanti e semplici cittadini», per sostenere e superare una crisi economica di vaste proporzioni» che «va letta in profondità, come un sintomo grave che richiede di intervenire sulle cause». E «non basta – osserva Benedetto XVI – porre rattoppi nuovi su un vestito vecchio». Occorre uno slancio rinnovato nella lotta globale alla povertà, lotta che comincia con il «mettere i poveri al primo posto», così passando «decisamente a quella solidarietà globale che già Giovanni Paolo II aveva indicato come necessaria, concertando le potenzialità del mercato con quelle della società civile... tendendo sempre al bene comune».Eccoci quindi ancora una volta, e confortati dall’omelia di ieri, sulla «via evangelica alla pace». La via maestra, inaugurata da Gesù, lungo la quale deve muovere la «nuova umanità» capace di operare una "rivoluzione" pacifica, «una rivoluzione non ideologica ma spirituale», «non utopistica» ma – e questo punto a noi sembra vada sottolineato – «reale». La povertà iniqua, quella che priva milioni di persone anche dello stretto necessario, è il grande nemico della pace, la ferita aperta dalla pessima distribuzione dei beni, dalla crisi alimentare e più in generale economica, dalle società dello spreco, ma anche dalla «inaccettabile corsa ad accrescere gli armamenti».Sulla soglia del nuovo anno il Papa osserva che «l’attuale crisi economica globale va vista... anche come un banco di prova: siamo pronti – chiede – a leggerla, nella sua complessità, quale sfida per il futuro e non solo come un’emergenza a cui dare risposte di corto respiro? Siamo disposti a fare insieme una revisione profonda del modello di sviluppo dominante, per correggerlo in modo concertato e lungimirante? Lo esigono... più ancora che le difficoltà finanziarie immediate , lo stato di salute ecologica del pianeta e, soprattutto, la crisi culturale e morale... in ogni parte del mondo».L’invito alla sobrietà e alla solidarietà, «valori evangelici e al tempo stesso universali», va dunque collocato su uno sfondo molto ampio e impegnativo, quello della promozione della dignità dell’uomo, che si attua anche, come ha osservato ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio inviato al Papa, nel «dispiegare ogni sforzo per debellare la povertà e rimuovere la causa profonda di risentimenti e frustrazioni che troppe volte si traducono in conflitti». In conclusione: siamo tutti chiamati a scelte tanto impegnative quanto indifferibili, tra l’altro obbligate, ricorda il Papa, «dall’esigenza di amministrare saggiamente le limitate risorse della Terra». La consapevolezza dei limiti, ecco un altro traguardo da conquistare e difendere lungo il 2009, e oltre.