domenica 13 aprile 2014
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L'invito di Papa Francesco ai giovani a scoprire nella povertà la vera fon­te della felicità potrebbe apparire a qual­cuno come un tentativo di narcotizzare la coscienza delle nuove generazioni, come a volerle estraniare da progetti e percorsi oggi considerati vincenti. In realtà, è l’e­satto opposto, ovvero l’unica strada pos­sibile per la vera rivoluzione, per stravol­gere gli orizzonti asfittici entro cui la so­cietà dei consumi e del precariato co­stringe i ragazzi. La libertà del cuore dal­le cose, dal possesso e dal consumo è il fondamento per la costruzione di proget­ti a lungo respiro in grado di costruire un mondo realmente rinnovato. Il messag­gio del Papa per la Giornata mondiale del­la gioventù che si celebra oggi nella ver­sione diocesana – dopo Rio 2013 e in at­tesa di Cracovia 2016 – risponde proprio a questa esigenza di 'rivoluzione', che, seppur spesso sopìta nel mondo occi­dentale, continua ad albergare nel cuore dei giovani.  Allo stesso tempo la Domenica delle Pal­me ricorda che la vita della Chiesa, anche la sua missione accanto alle nuove gene­razioni, deve porre al centro la Croce di Cristo, che costituisce l’essenziale della vita di fede. E proprio il bisogno di essen­zialità sta nel vivo del cammino seguito dalla pastorale giovanile in Italia. Un bi­sogno che è emerso con tutta la sua forza nel corso del recente convegno naziona­le di Genova, dove il concetto di essen­zialità ha fatto il paio con quello di quoti­dianità. La strada è chiara: evitare di co­struire eventi che facciano dimenticare ai ragazzi i loro problemi per poi abbando­narli in una realtà ordinaria nella quale annaspano. Gli educatori, invece, sono chiamati a vivere al fianco dei giovani per aiutarli a tenere fisso lo sguardo sui pro­blemi della loro esperienza quotidiana, spingendoli però anche ad aprire l’oriz­zonte verso mete più ampie.  È questa la rivoluzione della quotidianità, l’unica 'ricetta pastorale' oggi davvero valida. Ecco perché l’invito alla povertà di Francesco non deve scandalizzare e non può spiazzare, spinge piuttosto a rim­boccarsi le maniche perché la società tor­ni a indicare ai suoi figli la via di un futu­ro sostenibile, più giusto e solidale. In­somma, nessun narcotico davanti ai veri problemi, ma un irrevocabile appello a scendere fino al vero cuore della vita.
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