Hans Gert Pöttering è presidente di quel Parlamento di Strasburgo che, da cittadini italiani ed europei, fra poche settimane, saremo chiamati a rinnovare. E si sta congedando, in questa sua veste istituzionale, anche dal nostro Paese. Tra ieri e oggi è infatti protagonista di una piccola serie di importanti appuntamenti che lo hanno portato a percorrere le strade antiche e nuove che uniscono Assisi a Roma. È, tuttavia, impossibile pensare alla sua come a una solenne ma un po’ banale 'visita di congedo'. Pöttering è esponente di spicco della Cdu tedesca e del Ppe, e del popolarismo europeo è stato a lungo – da capogruppo parlamentare – attento e autorevole interprete. Ora è in procinto di lasciare un’alta carica, non di smettere un motivato impegno.E nel momento di questo suo congedo-non congedo e guardando al presente e al futuro del Ppe, il grande partito di ispirazione cristiana che tornerà prestissimo ad animare e rappresentare, vorremmo perciò rivolgere a lui – laico cattolico, come noi – una riflessione, una preoccupazione e un appello. Sta respirando l’aria di questo Paese, presidente Pöttering. E può rendersi conto una volta ancora di quanto sia proteso alla modernità e, dunque, stimolato e interrogato dagli entusiasmi, dalle inquietudini e dai problemi che caratterizzano le società contemporanee, soprattutto nell’ampio e ricco spicchio occidentale del nord del mondo. Nello stesso tempo può constatare come, in questa Italia, i cattolici non siano affatto nelle retrovie. Come testimonino nella realtà sociale e sulla scena pubblica – pur soggetti come ogni altro alle tentazioni e alle provocazioni della secolarizzazione – una presenza attiva e fedele ai valori basati sulla consapevolezza dell’originaria e irrinunciabile dignità della persona umana. Un’impostazione che, secondo l’insegnamento della Chiesa, dà sostanza e profondità alle idee di libertà, giustizia e solidarietà. Può verificare, caro presidente, che i cittadini cattolici non hanno complessi di superiorità e neppure d’inferiorità, e non rinunciano a farsi portatori anche nella dimensione dello Stato di una visione antropologica limpida e forte. Una visione dell’uomo culturalmente e religiosamente affinata che si fa civile proposta, che nessuno, in nessun caso, tenta di imporre con strumenti impropri e attorno alla quale, nella convinta accettazione delle dinamiche della democrazia, si lavora per costruire libero consenso.Ma è proprio da qui che discende, guardando allo scenario continentale, la preoccupazione. In Italia nel dare testimonianza e, quando serve, battaglia da cattolici non ci sentiamo malati di «vaticanismo» (parola strana, volentieri usata in contesti europei per tacitare le voci che chiedono e rivendicano fedeltà alla ispirazione cristiana). Siamo persone libere che liberamente difendono le proprie idee. E la consonanza con la posizione espressa dalla Chiesa, l’aderenza al magistero del Papa, sono per noi motivo di serenità e semmai di gioia non di imbarazzo. È tutto meno che un problema se chi ci è guida nella comunità eccelesiale ci conferma nel contributo che liberamente diamo alla costruzione della comunità civile, così come non ci scandalizza e non ci intimidisce se chi nutre altre visioni dell’uomo e della storia, invece, ci contraddice anche con asprezza. Siamo convinti, senza alcuna jattanza, che le nostre idee sulla vita e sulla libertà hanno un futuro ben più grande del passato: anche quando nel concerto del politicamente corretto suonano discordanti, anche se possono apparire inattuali. Sappiamo che sono la radice profonda e vera del nostro essere italiani ed europei e che sono contenute sin dal principio – sin dalla progettazione di Adenauer, De Gasperi e Schuman – nell’Europa «comunitaria » che da oltre mezzo secolo sta lentamente crescendo. Crediamo che saranno motivo di nuova forza e di nuova grandezza per la Ue. Dipende da noi cristiani, prima che da ogni altro.Dipende, e moltissimo, anche dal Ppe. Ma nel Ppe, caro presidente, quanto è oggi chiara questa consapevolezza? E il popolarismo europeo quanto è «libero e forte», o anche solo attento, nel coltivarla? La sua densa e bella Carta dei valori quanto impegna, nel concreto, i partiti aderenti e, in particolare, i loro parlamentari? Mettiamo, idealmente, nelle mani di Hans Gert Pöttering questa riflessione e questa preoccupazione. E a lui, protagonista e leader, affidiamo un appello. È essenziale che la grande corrente del cristianesimo politico continui a scorrere con forza, che le sue sorgenti siano preservate, che il suo corso non sia deviato. È essenziale per il Ppe, è essenziale per l’Europa.