Non è facile dire di chi sia la responsabilità di questo – circostanza che necessariamente si ripercuote sul sistema fiscale, penalizzando il nucleo familiare rispetto ad altre situazioni – se di chi ha governato il Paese dal dopoguerra, compresi i tanti governi democristiani, o se alla fine la politica non abbia fatto altro che riflettere il sentire (e il dare per scontata la solidità della famiglia) di una larga fetta della popolazione. Sta di fatto che pochi Paesi in Europa riservano ai nuclei familiari un trattamento peggiore di quello che si riscontra in Italia. Eh sì, altri gruppi di pressione sono decisamente più aggressivi e più efficaci nel perseguire i propri fini...
Per provare a chiarire il concetto può essere utile valutare il provvedimento del governo che ripropone le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e li estende ai mobili per la cucina, agli elettrodomestici, agli infissi, agli impianti di riscaldamento a basso consumo e persino ai condizionatori a pompa di calore. (Dove stia il favore all’ambiente in un condizionatore è cosa non immediata da capire). La misura, che dovrebbe incentivare i consumi in questi settori, serve a sostenere imprese in crisi, a salvare posti di lavoro e, infine, ad aiutare le famiglie che si fanno carico di quelle spese. Nessuno ne mette in discussione il valore – anche se si potrebbe disquisire sulla funzione di uno Stato che ogni anno decide in quali ambiti orientare, premiandoli, i consumi dei cittadini, senza alcuna strategia a lungo termine – tuttavia è curioso che a nessuno venga mai in mente di valorizzare un altro settore in forte crisi: quello che, si passi il termine, 'produce' bambini.
Lo 'scambio' tra figli e condizionatori è forse un’immagine un po’ forzata, ma rappresenta bene la deriva nella quale stiamo inconsapevolmente scivolando. È estate, serriamo bene le porte, chiudiamo i nuovi infissi a isolamento termico, accendiamo il condizionatore a pompa di calore, prendiamo una bibita dal frigo incentivato. Stiamo subito meglio. Purtroppo però la casa è vuota.
L’Italia è un Paese in declino demografico: lo scorso anno sono nati 534mila bambini, circa 12mila in meno rispetto al 2011. Un tasso di natalità basso è indicatore di un desiderio compresso nella popolazione, ma è anche una delle ragioni che rendono difficile la ritirata strutturale della crisi. Gli incentivi, come le 'bolle' creditizie o finanziarie, sono la sostanza che si somministra per mantenere attivo e vivace un organismo che sembra aver deciso di non avere più futuro.
Sia chiaro, non è in discussione il valore dell’incentivo di cui tanti di noi beneficeranno, e che bene farà a diversi settori economici. Il punto è incominciare a rendersi conto, come nazione, che se un bonus degno di questo nome fosse concesso in virtù delle spese sostenute per mantenere i figli e i famigliari a carico, non servirebbe aiutare ogni anno un settore diverso a suon di sconti, e non avremmo nemmeno una politica avvitata da mesi a discutere di aumenti Iva e di tagli all’Imu.
Nessuno si augura che le famiglie possano costituirsi come una lobby propriamente detta. Forse però incominciare a riflettere sul fatto che un bambino merita più di un condizionatore, dovrebbe aiutarci a trovare la strada più semplice (oltre che ecologica) per affrontare l’uscita dalla crisi.