A poco più di due mesi dalla sua elezione, si può dire che abbiamo ascoltato le parole di Papa Francesco come fossero rivolte a ciascuno di noi, personalmente. Sin dalla sua presentazione, e benedizione, ha parlato ai romani come loro vescovo, ha chiesto di pregare insieme per la sua missione, e ha annunciato una Chiesa che vuole vivere e agire tra la gente, senza lasciare spazi vuoti, a cominciare dalle periferie, dagli ultimi. La Chiesa che porta il suo messaggio a ogni essere umano è l’orizzonte nel quale il pontificato si va sviluppando con un magistero che tocca i grandi temi della vita, i problemi dell’esistenza, le scelte che si devono compiere, si rivolge direttamente al cuore e ai sentimenti come parti integranti dell’esperienza umana. Papa Francesco ha parlato più volte della misericordia, che muove dalla pazienza di Dio verso l’uomo, in quel tempo di attesa che dura tutta la vita e che Dio ha donato perché chiunque di noi cresca, si apra agli altri, nella consapevolezza che la Chiesa è il luogo dell’ascolto, del sostegno, della speranza, per chiunque voglia credere, migliorare, fare il bene, riparare il male.
Parlando ai sacerdoti, il tema della misericordia è stato indicato quasi come il culmine della loro missione, perché siano pastori tra la loro gente, pronti a comprenderne le difficoltà, le ansie che la vita presenta, a dare risposte alla luce della verità cristiana, a far sentire la Chiesa come la casa di tutti. Alla misericordia della Chiesa deve corrispondere la carità dei cristiani verso i propri simili, verso i più deboli e i più bisognosi, deve corrispondere quel sentimento di amore e vicinanza agli altri sulla base del quale l’uomo sarà giudicato, perché il cristianesimo vuole realizzare una rete universale di solidarietà che unisca gli uomini, li faccia sentire vicini gli uni agli altri. In questo quadro generale, si comprendono bene i richiami del Papa alla felicità che possiamo provare per la vita che si è avuta in dono e per essere cristiani, perché Gesù ha dato uno scopo all’esistenza, che non rende tristi, può solo dare gioia, spingere ad essere attivi, presenti, non passivi o esitanti. La fede che dà felicità si intreccia, nel pensiero del Papa, con la sua trasmissione attraverso i legami familiari, il fluire delle generazioni, nel rapporto diretto tra genitori e figli e nel modo di vivere cristiano che con la sua coerenza testimonia la fede, la rende forte nella nostra coscienza, le dà credibilità agli occhi di tutti.
Con speciale intensità il Papa si è rivolto più volte ai giovani, ai quali ha dedicato una lettura esaltante della parabola dei talenti per spronarli ad avere coraggio, agire per grandi ideali, non chiudersi in una vita priva di entusiasmo, a sviluppare le proprie capacità sapendo che esse sono dono di Dio, che chiede di farle fruttare.
L’uomo è custode di potenzialità spirituali, intellettuali, materiali, donate dal Signore, che vanno realizzate in una concezione attiva, protagonista, dell’esperienza umana.
«Non abbiate paura di sognare cose grandi» ha concluso il Papa nell’ultima udienza, riconoscendo alla giovinezza il ruolo di fondamento e di motore della vita che deve realizzarsi. Nel cuore del giovane sono racchiuse le sue qualità, le doti, le capacità di farsi uomo, spetta a lui non sprecarle, metterle a frutto, guardando in alto, senza compromessi riduttivi perché il messaggio evangelico è rivolto all’homo faber per il quale la presenza di Gesù è reale, è sostegno della giovinezza, di ogni fase della vita. Il Papa ha parlato anche ai grandi della terra, chiedendo fratellanza e giustizia per tutti i popoli, implorando perché si lavori alla pace in ogni parte del mondo. Ha parlato alla Chiesa, con l’annuncio delle prime riforme, perché sia sempre struttura di servizio a favore degli altri.
E ha richiamato con forza la centralità dell’unità dei cristiani e l’importanza del rapporto con le altre religioni, così decisivo nel pontificato di Benedetto XVI, perché il mondo sia terra di pace nel nome della comune fede in Dio. Questa parte del programma d’azione pontificia, che si svilupperà nel prossimo futuro, è incastonata nei grandi messaggi che Papa Francesco ha voluto inviare a tutti gli uomini, anche ai non credenti, ai quali si è rivolto con particolare attenzione e delicatezza, perché la Chiesa non vuole trascurare nessuno, neppure chi sembra più lontano, intende favorire ogni possibilità di incontro e di dialogo sui temi che interrogano la profondità delle coscienze.