«Chi ascolta la mia parola, e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna» ( Gv 5,24). Abituati a vivere in un tempo sempre 'pieno', in ritmi convulsi, in cui in maniera coatta riempiamo la nostra giornata di impegni, di cibo, di parole, di cose, la Quaresima, come tempo di penitenza, di digiuno, di elemosina, di preghiera, potrebbe apparirci erroneamente un tempo 'vuoto', com’è vuoto il deserto. Un tempo in cui come la natura dorme in attesa del risveglio, del passaggio dal freddo dell’inverno al primo tepore della primavera, non ci rimane che attendere inermi il giorno della festa. Quaresima è invece un tempo proficuo, un tempo di riflessione per interrogarci sulla nostra fede, per comprendere se davvero siamo consapevoli della gioia della Pasqua, se veramente abbiamo voglia di ripetere, come i primi cristiani, «Maranà tha, Vieni Signore Gesù». Abituati a cercare Dio per soddisfare i nostri bisogni, abbiamo dimenticato la tenerezza di un Padre che, in cerca dell’uomo, ha mandato sulla terra il suo Figlio unigenito per parlare con noi, nella nostra stessa lingua, come uomo tra gli uomini. Se riuscissimo a sentire dentro di noi l’amore di Dio che si china sulla nostra vita, sulla nostra storia, se riuscissimo a credere davvero che perfino i capelli del nostro capo sono contati, allora capiremmo che Quaresima è il tempo della gioia. È il tempo in cui in attesa del passaggio dalla morte alla vita, possiamo liberarci da ogni schiavitù, da ogni fardello, da ogni paura perché in Cristo, che allarga le sue braccia sul legno della croce, siamo diventati figli, eredi di Dio, coeredi della gloria futura che cancella ogni sofferenza del momento presente. Se ci lasciassimo acchiappare da Dio, sentiremmo che il suo amore è vita e la nostra vita in Cristo è vita divina, perché da mortali siamo diventati immortali. Quaresima è, allora, il tempo della gioia e non della tristezza, è il tempo in cui possiamo imparare a vincere la malinconia e a vivere le tribolazioni del giorno con la speranza nel cuore, quella cristiana che non illude e non delude, perché apre la nostra vita alla primavera, a cieli nuovi e terre nuove. Il dolore rimane dolore, ma in cammino verso la Pasqua, sicuri dell’amore di Dio, possiamo imparare a capire che solo nella sua volontà risiede la nostra pace, la vera gioia, la vita eterna. E quale potrà mai essere la volontà di un padre, se non quella di vedere i suoi figli uniti in un solo abbraccio combattere insieme, l’uno per l’altro, l’uno a fianco dell’altro per la felicità di tutti? Nessuna croce sarà mai troppo pesante se a portarla si è in due, nessuna gioia sarà piena se un nostro fratello è solo sotto il peso della croce. Cosa può chiederci il Padre, se non di seguire il Figlio fino al Calvario? Fare la volontà di Dio è seguire Cristo, è liberare i crocifissi della storia e dare ragione della speranza che è in noi combattendo la buona battaglia in nome della giustizia e della pace. No, Quaresima non è affatto un tempo 'vuoto', al contrario è il tempo dell’impegno, è il tempo di vedere, di capire, di giudicare, di essere presenti, è il tempo per portare la nostra croce e quella degli altri per assumerci le nostre responsabilità cristiane e rispondere alla chiamata del Padre. Quaresima è, allora, il momento dell’ascolto. Se in questo tempo di deserto spegnessimo le voci del mondo per lasciarci guidare nel silenzio dallo Spirito, forse riusciremmo a sentire nel segreto della coscienza la voce di Dio che ci chiede misericordia, perché ha avuto misericordia per noi, compassione perché ha avuto compassione di noi. Forse impareremmo a perdonare, perché siamo stati perdonati. In questo nostro tempo in cui ci sentiamo traditi, vittime della crisi economica, di quanti hanno deciso per noi, frastornati da mille proposte, torniamo a fidarci dell’unica Parola che non conosce menzogna.Accendiamo il silenzio e proviamo a dire come Samuele: «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta» ( 1 Sam 3,9).