Imagoeconomica
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non è mai diventato un Piano dei cittadini e delle cittadine. Permangono tuttora, sostanzialmente inalterati, la chiusura al dialogo sociale e al coinvolgimento che ne hanno caratterizzato la costruzione. È passato quasi un anno dall’approvazione del Pnrr da parte del Consiglio Europeo e molto più tempo è trascorso da quando, come Forum Disuguaglianze e Diversità abbiamo ripetutamente richiamato l’attenzione del Governo sulla necessità, indicata chiaramente dalle Istituzioni comuni-tarie, di coinvolgere e mobilitare intorno al Piano i tanti saperi e le grandi energie che animano tanti luoghi del Paese, il mondo della cittadinanza attiva, del lavoro e delle imprese, nonché i centri di competenza nazionali. Per dare gambe e anima al Pnrr e per assicurare quella responsabilizzazione di tutti i soggetti interessati all’attuazione, indispensabile per il suo successo, espressamente richiesta dal Consiglio Europeo con la Raccomandazione formulata nella Decisione di approvazione del Piano italiano.
Non siamo stati soli in questa battaglia. In tanti si sono battuti per la sua apertura, individuando nel monitoraggio civico lo strumento per assicurare il confronto sulle scelte di intervento e seguire la realizzazione dei progetti finanziati. Non servivano innovazioni tecnologiche strabilianti, bastava far riferimento a esperienze di monitoraggio già in uso nel nostro Paese, che assicurano la qualità e tempestività delle informazioni necessarie, progetto per progetto, luogo per luogo.
Pensavamo si fosse aperto uno spiraglio con la pubblicazione del Decreto Governance con il quale, nel luglio scorso, è stato assunto un preciso impegno per la «valorizzazione del patrimonio informativo relativo alle riforme e agli investimenti del Pnrr anche attraverso lo sviluppo di iniziative di trasparenza e partecipazione indirizzate alle istituzioni e ai cittadini». Un’aspettativa illusoria come ha platealmente rivelato la successiva pubblicazione del sito Italia Domani, per l’incompletezza e l’assoluta inadeguatezza delle informazioni rese disponibili.
Ci siamo quindi rivolti, nell’ottobre dello scorso anno, ai vertici della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ai quali, assieme all’Osservatorio Civico del Pnrr, abbiamo inviato una nota tecnica, da oggi pubblicata sul sito del Forum. Una nota con proposte puntuali, corredate dalle specifiche tecniche necessarie, per la realizzazione di un portale open-data, collegato al sito Italia Domani, che consentisse il monitoraggio civico del Piano. Nessuna risposta è arrivata.
Seppure in questi mesi ci siano stati dei passi significativi nella direzione di una maggiore apertura del Piano, come i dibattiti pubblici organizzati dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, l’inspiegabile lentezza con cui procede l’affinamento del portale Italia Domani, denota, ormai inequivocabilmente, l’assenza di reale volontà di promuovere il coinvolgimento auspicato. E questo nonostante le prime evidenze (scuola, asili nido, anziani non autosufficienti) dei risultati che si possono così conseguire, sin qui resi possibili dalle battaglie dell’associazionismo e dalla disponibilità di singole amministrazioni. Nulla che possa sostituire l’impegno istituzionale sistemico, necessario per evitare la caducità di esperienze legate a particolari contingenze.
Il lieve miglioramento, di recente intervenuto, nella messa a disposizione di dati da parte del sito Italia Domani ha consentito in questi giorni a Openpolis di mettere a punto una piattaforma web, libera e gratuita, che mette a valore quanto oggi conoscibile del Piano. Un passo importante che da solo, tuttavia, non può rompere il muro delle informazioni mancanti.
Per questo continueremo a mobilitarci affinché misura per misura, luogo per luogo, il debito contratto sulle spalle delle future generazioni, possa fruttare non solo spesa, ma un reale e duraturo miglioramento della vita delle persone nei luoghi.
Forum Disuguaglianze e Diversità