Cadrà domani oggi, lunedi dell'Angelo, il sesto anniversario del terremoto del 2009 all’Aquila. Cadrà precisamente nella notte tra Pasqua e lunedi, alle 3:32. Nel coricarsi alla sera gli aquilani, gli abruzzesi, magari dopo aver trascorso in famiglia la giornata di festa, certo avranno nei pensieri alcune parole, con la filiera incontrollabile di associazioni mentali che esse producono. Quali? Sei aprile. Come sei anni fa. Quando non era passata Pasqua. Era passata la domenica delle Palme, che introduce la settimana di passione. E legheranno, a tali parole, dei ricordi: per alcuni - i parenti delle 309 vittime incancellabili, di rinnovato lutto; per altri, di vita comunque sconvolta; per tutti, di un’ala nera passata su questa terra d’Abruzzo. Al terremoto come alla Passione si addice la notte. Il sisma è occorso nel cuore di essa e quando Cristo muore sulla croce, la luce si eclissa dal mondo. Si fa buio su tutta la terra, dicono i vangeli. Il velo del tempio si squarcia. Morti appaiono per le strade. Un soldato ai piedi délia croce compie la prima
agnitio Domini post mortem dicendo: dawero questi era il figlio di Dio. E c’è un altro segno, d’inimmaginabile risonanza per noi abruzzesi in questi giorni, quando in chiesa lo ascoltiamo: «Si scosse la terra»; perché c’è un terremoto nella Passione. Nelle veloci, misteriose frasi dei vangeli circa i fenomeni che si verificano dopo la morte del Cristo Tintera creazione sembra, per un attimo, sottrarsi aile leggi del tempo e dello spazio, essere incerta se continuare a esistere o no, come se la mano del Creatore stesse per levarsi su di essa. Gli uomini che scherniscono il crocifisso non hanno inteso l’invocazione al Padre, ch’egli fa negli
defiat. Spasmi sulla croce; quando grida: padre, padre perchémi hai abbandonato? Scambiano il vocativo délia parola padre,che in aramaico ha quasi lo stesso suonodi Elia, per il nome del profetae credono chestia chiamando Elia affinché lo salvi.Ma il Padre che è nei cieli intende. E dai segni che si verificano pare che stia per ordinäre il definitivo: Sembra che stia per dire: cessi quest’aborto in cui l’uomo ha trasformato la mia creazione. Non è stato cosi. Abbiamo continuato a esistere, per altre 2015 rotazioni del mondo attorno al suo sole. Sono durati poco gl’impressionanti segni di quel baratro tra essere e non-essere, che i vangeli riportano. Il buio su tutta la terra è passato, moltissimi altri soli sono sorti e tramontati, il gran velo del tempio è stato ritessuto dalle tessitrici di Gerusalemme e poi distrutto col tempio, alcune decine di anni dopo, a opera dei romani; i morti sono tornati a darsi pace nelle tombe. Tanto tempo è passato da quella morte sulla croce. Noi abruzzesi abbiamo, per il 6 aprile, anniversari del calendario e anniversari del cuore. Non sopporteremmo un altro anniversario di Passione, rimodellato su quei giorni di sei anni fa, col terremoto occorso nella prima notte délia settimana santa. Possiamo solo stringerci alla Pasqua, per trarre vita e speranza da essa. Adesso che la città ancora stretta, dal 2009, in impalcature e ponteggi - con l’arrivo dei fondi sta finalmente punteggiandosi di cantieri che sembrano riaprire il cuore alla speranza, in questo anniversario vogliamo far memoria délia Pasqua del Signore che si ripete per duemilaquindicesima volta: non più solo délia nostra sesta, locale passione.