Che cos’è il Natale? La vittoria della vita sulla morte, dell’amore sul lutto. Nel giorno di Natale si ricorda 'quel' Natale, è la civiltà dei consumi che tenta (senza riuscirci completamente) di trasformarlo nella celebrazione in ogni casa del natale dei suoi membri. Il Natale è la ricorrenza dell’evento fondativo della nostra storia. Mi piace ricordare sempre le difficoltà del Manzoni: voleva celebrare con gli
Inni sacri gli eventi capitali della storia cristiana, e cosa c’è di più capitale del suo inizio, dell’evento da cui scaturì, quel Natale?
Il "Natale" doveva essere il suo capolavoro. Ma non gli riusciva bene, non come voleva. Disperato, scrisse in fondo all’inno sacro queste parole: «Cecidère manus», e cioè «Mi son cadute le mani», non ce l’ho fatta. «Cecidère manus» son le parole con cui Virgilio spiega il fallimento di Dedalo, quando voleva dipingere la caduta di suo figlio Icaro: prova e riprova, ma alla fine, per il turbamento, gli cadevano sempre le mani. Dopo quel natale, a rigore, la morte non c’è più. Un narratore cattolico oggi dimenticato, Luigi Santucci, ha una riga che dice: «La morte, questa stupida cosa che non c’è». È una frase natalizia. In questi giorni gira per i nostri cinema un film molto elogiato dalla critica e apprezzato dal pubblico, che s’intitola
Still Life: apparentemente un film sulla morte, in realtà un film della vittoria sulla morte.
Tutto incentrato sulla faccia del protagonista, l’attore inglese Eddie Marsan. Che lavora in un ufficio di un Comune inglese con strano compito: rintracciare qualche parente, qualche amico, di coloro che muoiono soli. Per lui è una gioia quando scopre un figlio o una figlia di un defunto, e riesce a farlo venire al funerale. Se non trova nessuno, al funerale ci va lui. C’è una lunga sequenza di funerali col morto, il prete e un solo accompagnatore: lui. Poi anche lui muore, in un incidente stradale. Ma nessuno va al suo funerale. Dunque nessuno lo ama? Ma no: sulla sua tomba derelitta vengono, uno dopo l’altro, gli spiriti di coloro che lui ha accompagnato. Fanno folla. Lo circondano. È una soluzione "dantesca": la morte non è la fine, il premio può venire anche dopo. Basta meritarlo.