È diventata una consuetudine nei mezzi di comunicazione: se una notizia non va nella direzione 'giusta', non se ne parla. I giornali la ignorano, e i loro lettori non la conosceranno. Se invece è funzionale a certe ideologie va sbattuta in prima pagina con titoloni sussiegosi. È per esempio il caso delle politiche del presidente americano Obama in tema di ricerca scientifica. Sembrava che l’opinione pubblica mondiale avesse abbracciato con entusiasmo la sua 'liberazione' della scienza dai veti dell’aborrito Bush: le scelte sulla ricerca scientifica «devono essere basate sui fatti e non sull’ideologia», aveva affermato solennemente Obama fra applausi scroscianti, mentre firmava per eliminare alcuni limiti ai finanziamenti federali per le staminali embrionali umane. Con queste premesse i National Institutes of Health (NIH) hanno reso pubbliche l’altro ieri le linee guida della ricerca 'libera': è vietato l’uso di finanziamenti federali nella produzione di embrioni umani per la ricerca, nella creazione di embrioni misti uomo/animale, e pure nella cosiddetta clonazione terapeutica, quella spacciata come la strada maestra per la guarigione da terribili malattie, che ha fatto nascere la pecora Dolly. Basandoci sui fatti, quindi, e non sull’ideologia, abbiamo linee guida più restrittive di quelle degli stessi NIH del 1994, quando per sostenere e regolare la ricerca sugli embrioni umani una commissione di esperti elaborò un documento in cui si dichiarava eticamente accettabile, e quindi finanziabile con fondi federali, la creazione di embrioni per certi tipi di studi. Allora fu lo stesso presidente Clinton a intervenire personalmente, vietando l’uso di denaro federale per produrre embrioni a fini di ricerca; il Congresso successivamente decise altri limiti ai finanziamenti, comunque senza mai porre divieti a questa linea investigativa, che è sempre stata libera, con fondi privati e statali. Anche con Obama, quindi, proseguirà 'l’ipocrisia' – ma i sedicenti paladini della scienza, tanto loquaci quando era presidente Bush, avranno il coraggio di parlare così anche di Obama? – di usare linee staminali prodotte altrove, o con altro denaro. Not in my name: il contribuente americano continuerà a non collaborare alla creazione di embrioni umani per la ricerca. Adesso sarà possibile utilizzare denaro federale per progetti su linee embrionali già prodotte o su embrioni soprannumerari, cioè quelli creati per la fecondazione assistita e abbandonati nelle cliniche. Un margine molto più ampio di quello consentito dall’amministrazione Bush, ma una forte delusione per chi si aspettava una deregulation, che spiega il silenzio quasi unanime dei quotidiani di ieri, nei quali non si trovava traccia della notizia delle nuove linee guida. D’altra parte, è noto che gli scienziati non vogliono lavorare su embrioni congelati, presi a caso fra quelli inutilizzati, ma preferiscono quelli 'freschi', creati ad hoc. Gli embrioni abbandonati sono un grande problema negli Usa: almeno mezzo milione, oltre all’indubbio dilemma etico, un fardello dispendioso per gli operatori del settore e una fonte di contenziosi giudiziari, come si può capire guardando la parte delle nuove linee guida dedicata al consenso informato di chi li cede ai laboratori. Pagato il pegno delle promesse elettorali, insomma, Obama si atterrà ai risultati effettivamente ottenuti: niente soldi alla clonazione terapeutica, agli ibridi uomo/animale, e neanche alla creazione di nuovi embrioni su cui sperimentare. Nel testo introduttivo alle linee guida si dice che 'forse' il più importante uso potenziale delle embrionali è la produzione di cellule e tessuti per nuove terapie. Con quel 'forse' si ammette che neanche l’America 'liberata' di Obama reputa così promettente questa linea di ricerca, tanto da decidere di non sostenerla completamente. Un 'forse' che mette in dubbio le precedenti dichiarazioni di Obama, e che dovrebbe essere spiegato all’opinione pubblica dai nostri mezzi di comunicazione, i quali invece pare abbiamo deciso di ignorare bellamente la parte a loro scomoda della politica del presidente americano in tema di ricerca scientifica.