È tempo di scelte e le decisioni ora riguardano le persone. Se c’è un dono che la rivelazione ebraico-cristiana ha offerto all’Occidente risiede proprio nella nozione di “persona”. Di qui la domanda: vengono prima i programmi o le persone? Le idee o la realtà? E la seconda ci riporta a quel primato della realtà sull’idea che papa Francesco, inserendosi in una lunga trazione filosofica e teologica, nella quale svolge un ruolo fondamentale Tommaso d’Aquino, richiama e profeticamente evoca. «L’idea – le elaborazioni concettuali – è in funzione del cogliere, comprendere e dirigere la realtà. L’idea staccata dalla realtà origina idealismi e nominalismi inefficaci, che al massimo classificano o definiscono, ma non coinvolgono. Ciò che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento. Bisogna passare dal nominalismo formale all’oggettività armoniosa. Diversamente si manipola la verità, così come si sostituisce la ginnastica con la cosmesi.
Vi sono politici – e anche dirigenti religiosi – che si domandano perché il popolo non li comprende e non li segue, se le loro proposte sono così logiche e chiare. Probabilmente è perché si sono collocati nel regno delle pure idee e hanno ridotto la politica o la fede alla retorica. Altri hanno dimenticato la semplicità e hanno importato dall’esterno una razionalità estranea alla gente. La realtà è superiore all’idea. Questo criterio è legato all’incarnazione della Parola e alla sua messa in pratica» (Evangelii Gaudium 232-233).
E, mentre nelle alte sfere, si scelgono le persone che saranno chiamate a governare il Paese, non possiamo non lasciarci guidare dal senso da conferire a questa parola e alle sue rappresentazioni storiche.
La dottrina cristiana, mentre elaborava la propria visione di Cristo e di Dio, già nei primi secoli, prendeva gradualmente le distanze dall’idea di prosopon/maschera, propria nel mondo greco-pagano. La maschera potremmo rappresentarla coll’identità ridotta al ruolo, ovvero alla poltrona. E allora speriamo solo che non siamo chiamati ad assistere a una passerella di maschere (visto che è carnevale), né a una teoria di poltrone, ma a una successione di volti autentici, magari con l’auspicabile mascherina che lasci trasparire lo sguardo.
Persona non è né il soggetto (autoreferenziale), né l’individuo (narcisistico), in senso moderno. Ogni forma di liberalismo individualistico è stata da sempre denunciata e rifiutata dal pensiero credente. E questo perché si è consapevoli che, non solo nel momento presente, si ripropongono all’orizzonte forme di individualismo, per esempio imprenditoriale, che non esprimono la persona, ma l’interesse di un gruppo privilegiato e ben consapevole non tanto delle proprie risorse intellettuali e spirituali, ma soprattutto economiche. In gioco ci sono interessi di gruppi che non hanno nulla a che vedere col popolo e le sue sofferenze, i suoi disastri e il suo disorientamento.
Persona non è neppure la mera relazione. Il web ci connette, ma non ci consente di dialogare, piuttosto magari di comunicare notizie e assemblare nozioni. E, come nei confronti di ogni liberalismo individualista, la dottrina sociale cattolica ha sempre preso le distanze da ogni forma di collettivismo totalizzante. La “catastrofe educativa”, di cui ha parlato il Papa nel discorso al corpo diplomatico, non si può ignorare e neppure subordinare ad altre preoccupazioni di parte. C’è un tema che mi sembra possa aprire spazi di speranza, in quanto capace di raccogliere il sentimento diffuso dei ragazzi e delle ragazze che per diverse settimane consecutive sono scesi in piazza per denunciare la tragedia ecologica. Bisognerebbe, infatti, che chi si appresta a inaugurare un mega-dicastero per la transizione ecologica, abbia la capacità, lo spessore culturale e il coraggio profetico di connetterlo alla alleanza interrotta fra generazioni, che si rappresenta, fra l’altro, nell’alleanza interrotta fra uomo e natura.
Alla fine di questa vicenda, non si presenteranno sugli schermi dei nostri media o sulle pagine dei nostri giornali degli algoritmi o degli schemi procedurali, ma dei volti e dei nomi ai quali dovremmo esprimere la nostra fiducia. Ma a loro chiediamo che, quando finalmente, potremo votare, siamo invitati a scegliere soprattutto volti e nomi e non solo agenzie e segreterie di questo o quel partito o gruppo di potere. Sarebbe importante se, su questo fronte, che non mi appare marginale, possano situarsi quanti continuano a credere, nonostante tutto, che – come scriveva Antonio Rosmini – «la persona è il diritto sussistente».