«Preferisco i confini alle invasioni di campo», ha dichiarato il presidente della Corte Costituzionale Flick, con esplicita allusione a come la Cassazione ha invaso (e pesantemente) il campo della politica, sentenziando in merito al caso Englaro. E ha fatto anche altri esempi: le unioni tra persone dello stesso genere, l’inizio e la fine della vita, il testamento biologico, il trattamento terapeutico per malati terminali o incoscienti. Per Flick «eludere queste domande significa delegare le risposte, caso per caso, agli organi giurisdizionali, talvolta privi di precisi referenti normativi» . Bisogna quindi ritenere che sia necessario che il Parlamento intervenga, prendendo sul serio la questione dei 'nuovi diritti' della persona. Altrimenti le 'invasioni di campo' continueranno e inevitabilmente. Sul fatto che bisogna una volta per tutte porre rigorosi sbarramenti alle invasioni di campo, sono perfettamente d’accordo con Flick ( e in particolare sul fatto che sia davvero necessaria una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento). Ma ci sono diversi modi per impedire arbitrarie invasioni di campo. Il modo peggiore è quello posto in essere da chi, per evitarle, si affretta a consegnare il campo minacciato d’invasione a coloro che vorrebbero invaderlo e ai loro ' alleati'. Se, per impedire che la Cassazione si inventi un testamento biologico aperto all’eutanasia ( e per di più orale), si auspica che il Parlamento faccia una legge obiettivamente eutanasica, cadiamo dalla padella nella brace. Se accettiamo l’idea ( carissima a tanti magistrati ' alternativi') che la dinamica sociale faccia emergere ' nuovi diritti', che il Parlamento avrebbe il dovere di formalizzare in forma legale, arriveremo prima o poi a qualificare come ' vecchi' i diritti ' tradizionali' e alla lunga apparirebbe ragionevole, per favorire il ' nuovo', allentare la tensione, trascurare o addirittura cancellare diritti 'invecchiati'. Il punto è che, come sostiene giustamente Dworkin ( non a caso citato da Flick), i diritti ' vanno presi sul serio'; ma se i diritti esistono, esistono perché non sono né nuovi né vecchi: i diritti della persona sono diritti fondamentali e basta. Sostenere il contrario veicola l’intenzione di forzare la corretta immagine dell’uomo che emerge dal testo della nostra legge fondamentale, dilatando arbitrariamente l’elenco dei diritti che essa riconosce e difende. Non è questa di certo l’intenzione di Flick, ma è certamente quella di tanti che si sono compiaciuti del suo intervento al Convegno promosso dalla Luiss per il sessantesimo della nostra Costituzione. Ma se si elude la questione dei ' nuovi diritti', come impedire ai magistrati di invadere un campo che non è loro? Ricordando loro, senza mai stancarsi, che essi sono vincolati alla legge e pretendendo da loro ( come da tutti i cittadini) la massima onestà intellettuale. La Costituzione non riconosce come diritto fondamentale né la richiesta di eutanasia, né il rifiuto delle cure. Essa semplicemente nega che una persona possa essere obbligata a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge (art. 32). La Costituzione non dà nessun appiglio per il riconoscimento legale delle coppie di fatto o delle coppie omosessuali come ' formazioni sociali' meritevoli di tutela ( ed etichettabili con gli appellativi più fantasiosi e stravaganti: Pacs, Dico, Cus, Didore...!). Essa si limita ad affermare che i diritti inviolabili valgono non solo per l’individuo singolo, ma anche per l’individuo integrato in una qualsiasi 'formazione sociale' ( art. 2). Potremmo continuare. Che l’espressione ' nuovi diritti' vada oggi molto di moda e venga sempre più spesso usata dai politici è ben noto e del resto nessuno può pretendere dai politici rigore linguistico e sobrietà di espressione. Ma giuristi e giudici dovrebbero fare di tutto per non abdicare a un corretto uso del linguaggio giuridico. E, nel linguaggio giuridico, l’espressione ' nuovi diritti' non ha alcuno spazio.