Aveva 27 anni. Era albanese. Il nome, no, ancora non si conosce. Stava arrampicandosi dal terzo al quarto piano di un palazzo romano per entrare dalle finestre in un appartamento. Era un ladro, e un mattone del fabbricato ha ceduto. Il rumore che ha provocato è stato un tonfo. Un lenzuolo bianco, dal quale si scorgevano le scarpe, è stato l’atto che ha chiuso il breve corso d’indagine su questo furto non andato a segno, e che sarà rubricato come sventato. La pietà è un sentimento che si cura poco di torto e ragione, e nella sua assolutezza, riesce a guardare in faccia solo ai fatti. Il fatto, anche nel triste scenario di un tentato crimine, è la morte di un giovane. Sempre la pietà, tollera poco il contorno di sociologismi d’occasione; e ancora meno, l’intuibile e inevitabile corredo delle difficoltà incontrate, forse dei rifiuti ricevuti, certamente di una vita vissuta ai margini. La pietà non sa che farsene di giustificazioni o di «pezze d’appoggio». A quel giovane ladro albanese essa deve, ora, appartenere tutta intera e senza frammenti di dubbi o di interrogativi. Semmai gliene spetta una porzione più ampia, poiché una buona dose serve a far da contrasto e a mettere all’angolo quelle «alzate di spalle» che, nella circostanza, sembrerebbero una tentazione pressoché naturale: in fondo, la morte se l’è cercata. Un’alzata di spalla, anche di fronte alla morte di un ladro che non riesce a portare a termine il «colpo», è ciò che, oggi, maggiormente occorre temere: la pietà, nel clima in cui si vive, può sfuggire da molti lati, e accorgersene è sempre più difficile. Ma quando accade è come se anche la vita sfumasse via a poco a poco, accorciando e annebbiando gli orizzonti, rendendo triste e opaco tutto ciò che è intorno. A differenza dei beni a cui mirava il giovane albanese, la pietà non può essere rinchiusa in qualche forziere. Non può essere protetta perché ha una sua natura che non ammette eccezioni: agisce allo stato libero e non c’è neppure bisogno di doverla, in qualche modo, meritare. È un elemento vitale, come l’aria che si respira: se viene a mancare si soffoca. Ma se è la pietà a venir meno, allora, è lo spirito a inaridirsi. Di fronte alla morte del giovane albanese, e agli tristi rintocchi di una cronaca essa sì impietosa – come non pensare alla mamma rom uccisa a Napoli da un pirata della strada – l’allarme che si sente crescere è proprio quello delle «alzate di spalle» apparentemente inoffensive, se non proprio «giustificate». È difficile non vedere i molti, troppi segni che portano in questa direzione. Ma la strada della misericordia continua a essere senza fine. Ed è forse l’unica che chiede di essere percorsa anche in (apparente) controsenso. La pietà non può essere rinchiusa in qualche forziere. Non può essere protetta perché non ammette eccezioni. E non c’è neppure bisogno di doverla meritare