Azzardare bilanci a operazione in corso sarebbe un errore, tuttavia colpisce la lentezza con la quale stanno affluendo le domande per la sanatoria di colf e badanti. Finora infatti sono state presentate poco più di 60mila richieste, a un ritmo di circa 5-7mila al giorno. Un livello lontanissimo dall’obiettivo inizialmente previsto tra un minimo di 500mila e un massimo di 700mila domande. Tanto che già si stima una più realistica quota di 300mila.È vero, c’è tempo sino a fine mese per regolarizzare la posizione dei lavoratori "in nero" e, non essendo previste precedenze temporali per l’accoglimento delle richieste, è probabile che la gran parte dei datori di lavoro attenda gli ultimi giorni per completare gli adempimenti. Non vorremmo, però, che alla fine l’operazione si rivelasse una mezza occasione persa. Per tutti.Associazioni di settore e patronati hanno messo in evidenza alcune difficoltà che starebbero scoraggiando le famiglie e spiegano almeno in parte lo stentato decollo di questa fase iniziale. Si va dalle rigidità del software predisposto ad alcuni dubbi interpretativi sul limite minimo di reddito per poter accedere alla sanatoria (20mila euro l’anno per il singolo), dato che spesso la badante viene pagata con quote suddivise fra più familiari. Pesano poi le incertezze sul pagamento dei contributi relativi ai periodi di lavoro precedenti il 1° aprile 2009, da aggiungere ai 500 euro previsti per i tre mesi coperti dalla sanatoria. Sommando pregresso, forfait e contribuzione da luglio a fine anno, le famiglie temono di dover sborsare oltre mille euro in poco tempo. Ma più di tutto a frenare la regolarizzazione delle colf è la soglia minima di 20 ore di lavoro settimanale presso il datore che presenta la domanda di sanatoria. In moltissimi casi, infatti, le collaboratrici domestiche prestano la loro opera presso più abitazioni con orari spezzettati, in media dalle 5 alle 10 ore settimanali in ogni singola famiglia. Questi nuclei così non possono – e non vogliono – presentare la domanda di sanatoria per non dover poi accollarsi da soli il peso di una contribuzione trimestrale dai 300 euro in su, a fronte magari di un orario di lavoro effettivo decisamente inferiore.Molti di questi dubbi potrebbero essere sciolti con l’emanazione del decreto ministeriale, già previsto a completamento dell’impianto normativo della sanatoria. Un’accelerazione dell’iter del provvedimento, assieme ad alcune correzioni in corsa, potrebbe forse sbloccare la situazione.Sarebbe un’illusione, però, ritenere che tutto possa venire risolto allentando qualche laccio normativo e burocratico senza, nel contempo, fare onestamente i conti con noi stessi. Ciò che è possibile "sanare" con questa manovra, infatti, non è solo la posizione dei tanti immigrati attualmente senza permesso di soggiorno, ma anche – e forse soprattutto – la nostra condizione di datori di lavoro irregolari. È un’occasione unica per correggere quell’anomalia, quel rapporto squilibrato, che fa di tanti di noi dei piccoli, qualche volta inconsapevoli, approfittatori dell’altrui condizione di debolezza. Lo sappiamo: il costo dell’assistenza agli anziani e ai bambini per le nostre famiglie è altissimo, gli aiuti pubblici scarsi o inesistenti, tanto da doversi arrangiare in un welfare fai-da-te, fatto di un "nero" in qualche modo "obbligato".Ma non vorremmo che l’occasione di dare un futuro certo a tante persone fosse resa vana dalla nostra di irregolarità. Che proprio noi – per ignavia, magari per paura di sembrare più ricchi di quel che dichiariamo – condannassimo a una clandestinità assurta a reato chi fino a oggi ha pulito la nostra casa, ha addormentato tra le braccia nostro figlio, ha lavato e accudito nostro padre.