lunedì 28 luglio 2014
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Oggi è un po’ più bello essere italiani. Il trionfo di Vincenzo Nibali al Tour de France è un’iniezione di orgoglio nazionale, è realtà raccontata con il vocabolario delle favole, è un catalogo aperto sulle bellezze del nostro Paese. Sembra neppure fatichi il siciliano, lo vedi scattare sul tornante più ripido e poi, un attimo dopo, ancora fresco, quasi elegante, sotto il traguardo con il braccio alzato. Come il tifoso della canzone di Conte su Bartali, nella fantasia c’eravamo anche noi ad aspettarlo sul Tourmalet, sicuri che non ci avrebbe deluso, perché nessuno poteva fermare quella saetta gialla, non un eroe di giornata, non il maltempo, neppure una caduta.Eppure oggi non è facile fare festa. Il sorriso resta a metà, la bottiglia di spumante, niente champagne per favore, chiusa in frigo. Troppe speranze tradite, troppe illusioni diventate incubo. Abbiamo gioito con Pantani, ammirato l’antipatico Armstrong, sostenuto persino Basso e cos’è rimasto? La preghiamo Nibali, se sotto c’è l’inganno, se il sangue non è pulito, lo dica. Non dimentichi che oggi legati al suo nome, ci sono la risurrezione di uno sport intero, l’orgoglio tifoso di chi l’applaude agli angoli delle strade, la fatica e l’allegria dell’impiegato che, tolto il gessato, indossa il caschetto e pedala nel parco, sulle statali, nei boschi delle nostre montagne. Perché il campione è una promessa mantenuta, è l’amico che non tradisce, è l’eroe che ha in mano le chiavi per entrare nei sogni dei piccoli. Quei bambini che una volta spingevano le biglie di plastica con le faccette dei ciclisti e oggi si divertono con app e playstation.No, con i sogni non è lecito scherzare, servono per vivere. Sono il rifugio delle speranze più vere, ossigeno per i nostri tran tran asfittici, casa per gli immortali dello sport: i Merckx, gli Anquetil, i Gimondi, gli Indurain. E anche di un messinese elegante, coraggioso nelle difficoltà e sicuro del suo talento. Un predestinato delle due ruote, capace di vincere Vuelta, Giro, ed ora il Tour. Da oggi nella tavolozza dell’arcobaleno sportivo c’è un colore in più, ricorda i limoni di Sicilia, e il sole di un’estate italiana che scalda Parigi: il giallo Nibali.
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