La Chiesa non è nostra. Il Signore Gesù ha voluto acquistarla a prezzo del Suo sangue. La vigna non è nostra; nostro è, invece, l' obbligo di coltivarla, custodirla e consegnarla al Signore quando torna. A dirla tutta, nemmeno di noi stessi siamo padroni. Tutto è dono. Tutto è grazia. E noi non siamo soli. C'è un Padre che veglia su di noi. Che ci ama follemente e per noi vuole solo il vero bene. Bene vero e duraturo, che potrebbe, a volte, a prima vista, contrastare con qualcosa che potrebbe oggi apparire un bene, ma che a lungo andare non sarebbe veramente tale. Un po' come accade al bambino quando piange a dirotto per avere tra le mani il coltello da cucina, che, però, non gli viene assolutamente dato. Un giorno capirà perché; oggi, pur volendo, non potrebbe. La mamma veglia su di lui. Vuole il suo vero bene. Pianga pure quanto vuole: quella micidiale arma non l'avrà. Alla Chiesa Gesù volle affidare una responsabilità da capogiro. Alla stessa Chiesa, però, fece anche la promessa che mai sarebbe stata lasciata sola: lo Spirito di fortezza e di amore avrebbe vegliato su di lei, sempre. Sempre. L'avrebbe guidata in ogni verità. L'avrebbe condotta lungo i corsi d'acqua limpida perché potesse soddisfare la sua sete. La Chiesa non è nostra. La promessa di Gesù, lungo i secoli, ha dato alla Chiesa, e agli uomini di Chiesa, la forza di non arrendersi mai, anche quando, umanamente parlando, c'era solo da scoraggiarsi e rassegnarsi. Caddero gli imperi, i regni, passarono uomini potenti e sanguinari, la Chiesa seppe sempre ricominciare daccapo. Con nuove forze, nuovi stili, nuovi santi. Attingendo alla sorgente tanto antica e sempre nuova della Parola del Dio che adora, ha condotto a ogni generazione i suoi figli verso i pascoli della vita eterna. Nella Chiesa, dunque, nessuno è padrone di niente. Tutti siamo servi, e servi inutili. Servi che tremano al pensiero di poter tradire la Parola che fu affidata loro. Servi che sanno di essere fragili e deboli ma, altrettanto, sanno di poter attingere, a tutte le ore, la forza per compiere la loro missione. Nella Chiesa la vera corsa è alla santità. E alla santità possono arrivare tutti: uomini e donne, bambini e adulti, laici e chierici. Il Signore volle che alcuni servi avessero più autorità, fossero più in alto, ma solo per meglio servire, educare, correggere, guidare il popolo affidato alle loro cure. Sono i nostri pastori, i vescovi, uomini sulle cui spalle grava un peso enorme e per questo motivo il popolo santo di Dio non li lascia soli, ma per loro prega, soffre, offre al Padre le sue gioie e le sue pene. Sulla Chiesa tutta – non a me, a un mio confratello, o a un premio Nobel – grava la difficile arte del "discernimento". Discernere: comprendere, cioè, che cosa, in questo tempo, per il bene di questi nostri fratelli, alla luce della Parola di Dio, il Signore ci chiede. Le mani tremano. I cuori sobbalzano. Le anime sante pregano. Lo Spirito soffia. L' Eucarestia è adorata e celebrata. Nessuna paura, però. La Chiesa non è nostra. Le promesse del Signore non vengono meno. A noi spetta solo essere fedeli, veri, trasparenti, amanti del bene e sottomessi alla volontà di Dio. E chiedere, con le lacrime agli occhi e i calli alle ginocchia, che il Signore mostri chiaramente quale strada imboccare. Senza protagonismi, senza desideri di primeggiare. No. Tutta la Chiesa implora da Dio la luce perché i nostri fratelli, sparsi per il mondo di oggi e quello di domani, abbiano più facilmente a conseguire la salvezza. «Per noi uomini e per la nostra salvezza, discese dal cielo...». Il resto conta poco. Fedeltà a Dio e alla sua Parola. Amore grande a tutti gli uomini. Il Sinodo è un momento importante di Chiesa, sotto la guida del pastore supremo, che poggia la sua mano su un'altra mano invisibile ma vera, e insieme tengono dritto il timone della nave. Ai padri sinodali, fin da ora, va la nostra riconoscenza e la nostra vicinanza. Su di loro invochiamo il soffio e la consolazione dello Spirito Santo. Con loro, sereni e fiduciosi, attendiamo che Dio manifesti la Sua santa volontà. «Per noi uomini e per la nostra salvezza».
Durante il Sinodo riscopriamo che la Chiesa è nelle mani del Signore, non possiamo temere. di Maurizio Patriciello
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