Se non fosse un poco irriverente si potrebbe dire, parafrasando: un anno trascorso pericolosamente. Ma la barca di Pietro, si sa, naviga da sempre in mezzo a tempeste e a pirati. Non sono mancati neppure gli ammutinamenti di parte di marinai, ed è una barca su cui ogni tipo d’uomo, con pregi e difetti, viene invitato a salire. Nessuno, nel Vangelo, ha promesso ai discepoli una vita tranquilla. Né è stato chiesto ad alcuno un 'certificato' di santità per poter salire sulla barca. Dire quindi che per la Chiesa e per il suo pastore questo è stato un anno vissuto intensamente tra grazie e prove è come dire: tutto bene, la navigazione procede. Per questo il primo sentimento congiunto al primo atto della ragione di fronte a questo Papa, pervenuto alla conclusione del suo quarto anno di pontificato, è di gratitudine. Con il nome fortemente significativo di Benedetto, siamo grati di trovarci dinanzi a quest’uomo e proprio in questo incrocio dei tempi. Siamo a un incrocio della strada della storia in cui il mite e ragionevole invito a considerare la presenza del mistero di Dio nella vita umana è il più avventuroso dei richiami. Siamo a un incrocio della storia dove con 'relativismo' si indica il nome filosofico e culturale del grande disorientamento circa il valore dell’esistenza. È dunque il nome della grande palude e della terra di rovine in cui il nostro, come l’antico Benedetto, si è messo a lavorare per la vigna del Signore, come disse all’esordio.La presenza della Chiesa nel mondo attuale, ha scritto una grande narratrice americana, è l’unica cosa che rende meno duro il mondo in cui viviamo. Il richiamo a considerare Dio come la Verità misteriosa dell’esistenza, come Mistero buono che ama la vita, è l’annuncio che sfida ogni avanzamento della palude, nella vita personale come nella pubblica. È così oggi, come fu per Benedetto che coi suoi monaci reso meno dura la vita dell’Europa tra le macerie dell’Impero. Gli eventi, i grandi segni che stanno costellando la vasta mole del suo lavoro in senso dottrinario e di cura pastorale, e persino le polemiche che stanno delineando la figura di Benedetto XVI in termini avventurosi dipendono precisamente, unicamente, e oso dire, provvidenzialmente, da questo richiamo che il Papa sta facendo, in modo instancabile e illustrandolo in molti modi e campi della vita. Il mistero di Dio c’entra con l’esistenza e la ama. Si può dire, in ogni circostanza della vita: Padre nostro. Non è vero che la vita di ciascuno è una casualità che si perde nella nebbia dei giorni e delle opinioni: c’è un Dio che ama la vita e vuole che sia lieta. Un Dio che desidera fino al sacrificio del Figlio che la nostra vita abbia la speranza per affermarsi anche in mezzo alle prove. Non ha pretese questo Papa. Non segue le opinioni che gli convengono. A differenza di ogni altro leader mondiale, non deve inseguire nessun consenso. È il servo dei servi che porta un annuncio, con la sua parola e la sua testimonianza. Di questo gli uomini di fede, ma anche quelli che vogliono comprendere cosa sia veramente la fede, gli sono grati.