È venuta in chiesa, ha pregato, ha chiesto qualcosa da mangiare per i bambini di sua figlia; poi, giunta a casa, ha tentato di dire addio alla vita. È stata soccorsa in tempo e trasportata in ospedale. Oggi è ricoverata in un reparto di psichiatria. Ma Antonietta non necessita affatto di cure psichiatriche, è una donna normalissima che non ha più retto al peso che da tempo le grava sulle spalle. Suo marito, gran lavoratore, come la maggior parte dei colleghi impiegati nel campo dell’edilizia, è disoccupato da mesi. Sono tantissime le famiglie abbandonate a se stesse e al buon cuore di amici e parenti, quando ci sono. La figlia di Antonietta, con i suoi due ragazzi alla soglia dell’adolescenza, l’anno scorso fece ritorno dai genitori. Suo marito se ne era andato di casa, confessando candidamente di non essere più all’altezza di badare a loro. La parrocchia, per quanto ha potuto, non li ha mai abbandonati. Purtroppo non sono i soli di cui si prende cura.Matteo Renzi, sindaco di Firenze, qualche sera fa in tv ha fatto riferimento alle parrocchie sempre in prima linea nel soccorrere gli indigenti che vanno aumentando sempre di più. È sempre consolante quando i politici, di qualsiasi colore siano, si sforzano di leggere senza paraocchi le condizioni in cui versa il Paese. Mi hanno colpito le parole del sindaco di Firenze, anche perché non succede sempre che in televisione si riconosca il servizio che umilmente e nascostamente le nostre chiese rendono agli italiani e agli immigrati. Purtroppo gli ultimi risultati elettorali non consentono ancora di guardare al futuro con fiducia. Gli sforzi per dare forma a un governo, non saranno né brevi né facili. Gli elettori però si sono espressi. Proprio nel modo che sappiamo, e di questo occorre tenerne conto. La "disgregazione" del consenso parla un linguaggio chiaro. Sta a chi ha chiesto e ottenuto la fiducia degli italiani tener presenti le loro aspettative, i loro problemi, le loro paure e dare risposte. Occhi fissi, dunque, alla realtà del Paese e ai piccoli e grandi drammi che tanti vivono. Attenzione alle vere esigenze della gente.
A Villaricca, nel Napoletano, qualche giorno fa si è consumata una vicenda che fa rabbrividire. Siamo tutti ancora sotto choc. Due fratelli, Salvatore e Giuseppe, 30 e 26 anni, si sono tolti la vita contemporaneamente nella propria casa. Nel biglietto di addio hanno tenuto a sottolineare che non erano drogati, né alcolisti, né delinquenti. Erano bravi ragazzi stanchi di vivere e lottare. Tra i motivi che li hanno spinti allo sciagurato gesto la mancanza di lavoro. Disoccupazione. Che si traduce in dolore, depressione, sconforto, morte. Mancanza di autonomia, di autostima, di progetti. Non tutti hanno la capacità, la possibilità di emigrare. E poi per andare dove? Non tutti hanno la forza morale e psichica di attendere, di continuare a cercare, di non perdere la speranza. La nostra Italia non può continuare a fingere di non vedere, di non sapere. Anche se la storia di Salvatore e Giuseppe è un dramma senza clamore mediatico. Anche se Antonietta passerà solamente per una povera depressa, ricoverata in psichiatria.Il problema c’è ed è enorme. Occorre ripartire da qui. Da questa assurda situazione che si è creata e correre ai ripari. Dobbiamo fare nostro il dolore atroce dei genitori di Villaricca mentre accompagnano i loro unici figlioli al cimitero. Vogliamo far sentire loro la nostra vicinanza, il nostro affetto, la nostra preghiera. Ma vogliamo anche alzare la voce perché mai più un essere umano, in un Paese civile e avanzato come il nostro, possa cedere alla tentazione di compiere gesti estremi e dolorosissimi perché non riesce più a intravedere uno spiraglio di luce per il suo futuro.