«Quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici e diventa un po’ burocratica, la Chiesa perde la sua principale sostanza e corre il pericolo di trasformarsi in una Ong. E la Chiesa non è una Ong. È una storia d’amore... Ma ci sono quelli dello Ior… Scusatemi, eh!... Tutto è necessario, gli uffici sono necessari... eh, va be’! Ma sono necessari fino ad un certo punto: come aiuto a questa storia d’amore...». Quando Papa Francesco in una delle sue omelie mattutine a Santa Marta – era il 24 aprile 2013 – pronunciò queste parole non furono pochi quelli che pensarono, e scrissero, che, scherzando ma non troppo, il Pontefice avesse prefigurato la fine del (non sempre positivamente) celebre Istituto finanziario vaticano. E a poco valsero le parole del Sostituto, l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, che pochi giorni dopo aveva derubricato quelle parole a «cenno di battuta» dichiarando che lo stesso Papa era «rimasto sorpreso nel vedersi attribuite frasi che non ha mai pronunciato e che travisano il suo pensiero». Periodicamente infatti, e anche da autorevoli voci ecclesiastiche, è riaffiorata l’ipotesi che lo Ior avesse fatto il suo tempo e che, anche per la fama negativa guadagnatasi sui media e nell’opinione pubblica – a volte per responsabilità reali, ma spesso no –, ci fosse l’intenzione di porre la parola fine alla sua esistenza.
Ieri finalmente è giunta una parola definitiva. Lo Ior già al centro di un importante processo di riforma e di riorganizzazione non verrà chiuso. Non appartiene, insomma, solo al passato della Chiesa cattolica ma ha un «futuro». Con modalità che saranno comunque diverse dalle attuali e di cui, per adesso, non è dato conoscere i dettagli. Un comunicato diffuso dalla Sala Stampa vaticana ha semplicemente informato infatti che Papa Francesco «ha approvato una proposta sul futuro dell’Istituto per le Opere di Religione (Ior), riaffermando l’importanza della missione dello Ior per il bene della Chiesa Cattolica, della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano».
La «proposta» non viene dettagliata, ma si spiega che «è stata sviluppata congiuntamente da rappresentanti della pontificia Commissione referente sullo Ior (Crior), della pontificia Commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede (Cosea), della Commissione cardinalizia dello Ior, e del Consiglio di sovrintendenza dello Ior». E che è stata «presentata» al Pontefice dal cardinale George Pell, prefetto della neonata Segreteria per l’Economia, «con il consenso» del porporato Santos Abril y Castelló, presidente della Commissione cardinalizia dello Ior. Tale «proposta», informa sempre il comunicato, «è stata definita sulla base di informazioni sullo status legale dello Ior e sull’operatività svolta», informazioni «raccolte e presentate» al Papa e al suo Consiglio di cardinali, il cosiddetto C8, dalla Crior lo scorso febbraio.Il comunicato spiega poi che lo Ior «continuerà a servire con attenzione e a fornire servizi finanziari specializzati alla Chiesa Cattolica in tutto il mondo». E ribadisce come «i significativi servizi che possono essere offerti dall’Istituto, assistono il Santo Padre nella sua missione di pastore universale e supportano inoltre istituzioni e individui che collaborano con lui nel suo ministero». In pratica quindi «con la conferma della missione dello Ior» e «facendo seguito» alla richiesta del cardinale Pell, «il presidente del Consiglio di sovrintendenza, Ernst von Freyberg, e il management dello Ior porteranno a termine il loro piano al fine di assicurare che lo Ior possa compiere la sua missione come parte delle nuove strutture finanziarie della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano». E il «piano» sarà presentato al C8 e al neocostituito Consiglio per l’Economia.
Il comunicato emanato ieri specifica poi che «le attività dello Ior continueranno a rientrare sotto la supervisione regolamentare dell’Aif (Autorità di informazione finanziaria), autorità competente nell’ambito della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano». E questo in conformità ai Motu Proprio dell’8 agosto 2013 e del 15 novembre 2013 e alla legge numero XVIII sulla trasparenza, supervisione e informazione finanziaria entrata in vigore l’8 ottobre 2013, cha ha introdotto «un’ampia e articolata struttura legale e istituzionale finalizzata a regolare le attività finanziarie all’interno della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano». A questo proposito, informa sempre il comunicato di ieri, il cardinale Pell «ha confermato l’importanza di un allineamento sostenibile e sistematico delle strutture legali e normative della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano con le best practice regolamentari internazionali». Infatti, conclude la nota, «una efficace supervisione regolamentare e i progressi raggiunti nella compliance, trasparenza e operatività avviati nel 2012 e sensibilmente accelerati nel 2013, sono fondamentali per il futuro dell’Istituto».
Come ha detto lo stesso Papa Francesco nel luglio dello scorso anno, intervenire sulle strutture economico-finanziarie vaticane, Ior compreso, non era una delle priorità immediate del suo inizio di pontificato. Ma le vicende giudiziarie italiane – su tutte il cosiddetto "caso Scarano" –, hanno messo in moto una serie impressionante di provvedimenti che, a tappe successive, hanno rivoluzionato la governance dello Ior e portato alla creazione di un "ministero delle finanze" vaticano. E questo già prima dell’annunciata riforma complessiva della Curia. Concretamente Papa Francesco il 15 giugno 2013 ha nominato un nuovo prelato allo Ior ad interim, monsignor Giovanni Battista Ricca. Il 24 giugno ha istituito la Crior, dopodiché sono stati sostituiti il direttore e il vice-direttore dell’Istituto. Il 18 luglio è stato poi creata la Cosea. Mentre lo scorso 15 gennaio, sempre il Papa ha sostituito quattro-quinti della Commissione cardinalizia di vigilanza che pure era stata rinnovata ad quinquennium nel febbraio 2013. Il 24 febbraio poi sono state create ex novo una Segreteria per l’economia, messa sotto la guida del porporato australiano Pell, e un Consiglio per l’economia. Ed è stato esplicitato, per la prima volta, che l’unica "banca" del Vaticano deve essere considerata l’Apsa.
L’annuncio di ieri si inserisce in questo percorso riformatore e inquadra lo Ior in un nuovo contesto istituzionale. Con l’obiettivo che l’Istituto rafforzi il suo ruolo di servizio alla Chiesa cattolica nell’assoluto rispetto delle regole e delle leggi internazionali. Papa Francesco evidentemente ritiene che lo Ior possa ancora essere uno strumento prezioso per poter intervenire celermente ed efficacemente soprattutto nelle terre di missione e nelle diocesi che si trovano in difficoltà finanziarie. A patto però che si stabiliscano regole e procedure che evitino gli spiacevoli incidenti di un passato anche recente.