In tempi nei quali la libertà è usata a mo’ di clava contro chiunque abbia solo l’ardire di richiamare il valore delle regole nella convivenza civile; nei quali la libertà è diventata, per troppi, il totem al quale sacrificare persino il rispetto nelle relazioni umane; nei quali la libertà si spinge nei territori sino a ieri inviolati e inviolabili della vita umana… ebbene, in questi tempi difficili, poter esprimere in modo forte e alto il nostro ' Liberi per Vivere' è una scommessa sul futuro di tutti noi. Di tutti noi italiani che amiamo e apprezziamo profondamente la libertà dei moderni, ma che siamo convinti che essa ci sia data per un fine altissimo: vivere. E che non possa mai tradursi in un inesistente e improponibile « diritto di morire » . La nostra libertà, e quella di tutti gli uomini e le donne che animano questo straordinario Paese che è l’Italia, crediamo debba essere indirizzata al bene, al sommo bene che ci è stato affidato: la vita. Quella vita che ci precede solo perché qualcuno, un giorno, ce ne ha fatto un dono generoso. Una vita da spendere e da far fruttare per il bene di tutti e di ciascuno. Una vita che noi crediamo possa essere vissuta, sino alla fine, senza pagare pegno a quelle forme di nichilismo pratico che ammorbano il nostro scorrere quotidiano e insinuano nelle coscienze il dubbio che, in fondo, alcune vite non siano degne di essere vissute. Magari solo perché qualcuno, lassù in alto nella scala dei poteri, ha stabilito che non corrispondano ad alcuni parametri arbitrari sui quali misurare la loro qualità. Quasi che la qualità della vita possa giustificare la rinuncia all’esistenza. È questo e tanto altro l’operazione ' Liberi per Vivere' che sta decollando in tutta Italia, sotto la spinta di quel Manifesto valoriale che sta raggiungendo ogni angolo del Paese, e che reca la firma dei presidenti di quarantatré fra reti, associazioni, movimenti e nuove realtà ecclesiali italiane. Una dimensione di popolo che investe milioni di uomini, donne e ragazzi che vogliono offrire al Paese intero, ma soprattutto alle proprie realtà locali, la possibilità di riflettere su un passaggio essenziale del dibattito pubblico. Se cioè, da cattolici si possa e si debba suggerire a tutti i cittadini che la vita, soprattutto la più fragile, è meritevole di cure. Ma soprattutto che nessuno debba essere condannato alla solitudine nel momento del dolore, così da cercare la morte come la risposta, sbagliata, a una grande domanda di solidarietà. In queste ore e nei prossimi giorni, in tutta Italia si moltiplicheranno gli incontri e verranno diffusi milioni di dépliant, nei circoli come nelle associazioni, nelle parrocchie come in tanti eventi pubblici. È una grande occasione, offerta a tutti gli italiani, per farsi interrogare da quello sguardo intensissimo che campeggia sui poster e sui dépliant. Uno sguardo che parla e suggerisce: «Si può vincere la solitudine». Quella condizione umana nella quale si insinua la domanda di morire. Per chiudere con il proprio dolore e magari anche per non pesare su chi ci sta attorno. Noi, invece, vogliamo che con ' Liberi per Vivere' spicchi il volo la richiesta di cure palliative per tutti, perché nessuno sia condannato a morire nel dolore. E soprattutto nessuno sia lasciato solo e venga abbandonato. Chiediamo troppo? Se amiamo la vita, e non vogliamo che l’eutanasia e l’accanimento terapeutico trovino cittadinanza nella nostra società libera, ci sembra davvero il minimo.