O Steiner, che in un volumetto appena uscito da Garzanti (
I libri hanno bisogno di noi) sentenzia: «Nessuno , per quanto bene informato, è in grado di prevedere che cosa ne sarà del concetto stesso di autore, di testualità, di lettura personale». Giusto, com’era giusto nel 2000, quando Steiner pronunciò per la prima volta questo discorso all’apertura del Salone del Libro di Torino, che proprio oggi riapre i battenti al Lingotto.È la ventiseiesima edizione, probabilmente la più difficile, perché il gioco delle previsioni e controprevisioni sembra essersi irrimediabilmente logorato. In un modo o nell’altro, tutti sono (anzi, siamo) stati smentiti. Chi assicurava che il libro è un prodotto anticiclico e quindi sarebbe passato indenne attraverso la crisi globale, ma anche chi dava per fatta la svolta dell’e-book, indicando in essa una nuova fonte di redditività. Per quanto la carta si difenda ancora bene, un modello economico alternativo tarda ad affacciarsi, senza che gli schemi precedenti risultino più affidabili. Proprio per questo, forse, quello di quest’anno si presenta come un Salone più realista che visionario. Dove il realismo va applicato anzitutto al versante digitale, che anche in Italia, da qualche tempo, non riguarda più un futuro eventuale, ma un presente possibile.
Qualche elemento in ordine sparso, per dimostrarlo. A dispetto di un’incidenza ancora modesta rispetto al
mercato – segnato, peraltro, da una marcata sofferenza complessiva – gli e-book non sono più considerati come un’estensione collaterale dagli editori. Che, al contrario, iniziano a ragionare in termini di collana, di progetto, di biblioteca digitale. Il caso più interessante è quello di Bollati Boringhieri, che nelle scorse settimane ha pubblicato in formato digitale l’
opera omnia di Sigmund Freud, giustamente considerata uno dei gioielli più preziosi del suo catalogo. Per il Salone, invece, la piccola e combattiva Laurana torna a puntare sulla collezione «Reloaded», che garantisce nuova circolazione a testi importanti della recente narrativa italiana, altrimenti usciti dal circuito librario. L’ultimo autore riscoperto in e-book è il Roberto Alajmo di
Le scarpe di Polifemo, fresco di ristampa virtuale, ma sono già disponibili Mozzi, Voltolini, Pallavicini e Aloja. Quanto alla romana Nottetempo, ha voluto servirsi del digitale per rafforzare la poesia, tradizionalmente ritenuta il genere più debole dal punto di vista commerciale. A inaugurare «Poeti.com» è il bellissimo
Figlio di Daniele Mencarelli che, come gli altri titoli, è acquistabile per un periodo limitato anche in cartaceo. Sì, ma per leggerli, tutti questi libri elettronici? Bookrepublic, vivace distributore indipendente, porta al Salone un buon numero di «lettori» (digitali) per permettere ai lettori (umani) di farsi un’idea, e in più distribuisce gli ormai tradizionali gadget per appassionati, fa i quali spicca un cuscinetto da spiaggia con tasca per
e-reader.Se poi si preferisce la serietà dei convegni, ecco i momenti di riflessione proposti dall’Associazione italiana editori: oggi ci si interroga sul potere di persuasione di blog e trasmissioni televisive, sabato si analizza lo stile adottato dagli editori nostrani nell’utilizzo di Twitter. Non in termini di prospettiva, ma di dati, riscontri e legami di causa-effetto. Stiamo ai fatti, per una volta. Per le previsioni, magari, ci sarà tempo più avanti.