Dopo cinque giorni di silenzio, un’intervista al presidente del Consiglio era effettivamente un’occasione giornalisticamente ghiotta, prima ancora che politicamente interessante. Un’intervista, però. Di quelle, magari, con domande non banali. Era perciò prevedibile che la scelta di Silvio Berlusconi di parlare agli italiani all’ora di cena, quasi a reti unificate, scatenasse reazioni da parte delle forze di opposizione. Facendo crescere pure perplessità sul rispetto della
par condicio, sul ruolo del servizio pubblico nel mezzo di una competizione elettorale. Ma è in particolare la cifra dell’intervento del presidente del Consiglio – ancora una volta teso ad attaccare l’avversario, a sponsorizzare un singolo programma elettorale fin nei minimi particolari – a sollevare interrogativi. È davvero utile che Silvio Berlusconi sovrapponga così il suo volto a quello dei candidati locali? È opportuno che getti nella battaglia tutto il peso del governo, facendosi riprendere con il simbolo elettorale a fianco? Soprattutto: è questo che gli italiani si aspettano da un presidente del Consiglio? Il primo turno elettorale, anche a questo proposito, ha dato un messaggio eloquente.