La raccolta delle firme per l’iniziativa europea «Uno di Noi» ha raggiunto quota 700mila. Il traguardo è un milione di firme e il termine è il 1 novembre prossimo. La campagna è in pieno vivo, accesa dal forte sostegno di tutte le associazioni pro-life dei 28 Paesi dell’Europa, rinvigorita dall’impegno del mondo cattolico, in sintonia profonda con quanti difendono la vita. L’Italia è in prima fila. Nell’estate si prevedono nuovi giorni intensi di comunicazione, a rinfocolare questo invito positivo e costruttivo. Ci sembra di vedere un’onda che bussa alla coscienza e al cuore degli uomini, cogliendo nella crescente risposta dei popoli il segnale di una spontanea «voglia di bene» verso la vita. Il desiderio dei promotori è naturalmente di oltrepassare il traguardo, e di spingere in alto quanto più possibile la voce corale raccolta, oltre il confine della forza giuridica che le basta, in modo che l’appello investa non solo le istituzioni alle quali si indirizza, ma la comune riflessione sulla vita umana. Il tema, infatti, è la vita. La vita che nella «Costituzione europea» (se riusciamo a riassemblarne in sintesi le fondamentali radici che allacciano la Carta di Nizza al Trattato di Lisbona) è il primo dei diritti proclamati in nome della «dignità umana». Così abbiamo scritto, dignità umana, parola categorizzante, scelta definitiva di civiltà, rifiuto delle arcaiche derive di morte e di distruttività all’interno del mondo umano. Dal momento in cui entra nel mondo umano una nuova vita, l’ala della "dignità" si dispiega e la ricopre, perché alla famiglia umana si aggiunge un nuovo essere "familiare": uno di noi. Uno di noi, bisognerebbe ripetere lentamente queste parole nel silenzio assorto del cuore che vede il miracolo della novità della vita. L’uomo frattanto ha messo le mani sulla vita, e fabbrica figli d’uomo nel vetro, li impianta, li congela, li sgela, li saggia, li approva, li scarta, li usa, li saccheggia. Ha messo le mani sulla vita, ma ha perso gli occhi della vita. Le mani cieche, le mani accecate dal rifiuto di vedere il volto umano in ciò che è identico alla propria stessa familiarità e origine; che è specchio dell’identico essere e novità irripetibile dell’essere, sul piano dell’assoluto. Qui l’iniziativa europea «Uno di Noi» pianta la sua bandiera, e apre nella storia dell’Unione tre sentieri importanti. Il primo è la sperimentazione della democrazia diretta, in seno ad una Europa in cui hanno sinora dominato mercati e mercanti, banche e banchieri, denaro e poco altro, e quasi nulla di cittadinanza diffusa. È la prima volta, in assoluto, dire vita alla vita e per i cittadini d’Europa è il primo momento di contare. La prima volta, il primo gradino. La volta prima e suprema è appunto la vita. Se i popoli d’Europa non si fanno ascoltare su questo punto non si faranno sentire su altro che importi. Il secondo rilievo è la scossa culturale che la difesa della vita innesta nella coscienza della cultura europea. Dice che senza difesa della vita non c’è per noi un diritto condiviso, non c’è pace, non c’è futuro comune. Il nostro futuro è in quella pace trovata. Terzo: nella iniziativa europea «Uno di Noi» c’è un’istanza che richiama la fedeltà al vangelo cristiano. Non è banale variante, se l’amore ha per origine la fede nell’Amore. Nell’Europa che stenta a ricordare le sue radici, il pensiero che allaccia dentro il crogiolo della storia dolore e speranza porta oggi alla ribalta la preziosa testimonianza di chi «aiuta la vita» nelle situazioni difficili agendo il Vangelo. C’è ancora qualche tempo per firmare, e fare massa democratica, e segnare dentro la storia dell’Europa dei popoli d’aver votato la Vita.