Stasera, 11 giugno, in prima serata, su Rai2 va in onda la prima puntata della serie 'Coppie in attesa', dedicata ai coniugi che aspettano un figlio. Avere un figlio è l’evento più importante della vita. La segna per sempre. La riempie di emozioni e sentimenti che senza quell’esperienza sarebbero inimmaginabili. C’è una festa itinerante in Europa, che si svolge ora in Olanda e ora in Germania, in cui le persone senza figli, che non hanno figli perché non li vogliono, si ritrovano per bere e cantare: ringraziano la vita perché non dà loro questa seccatura. Sì, certo, avere figli è anche un peso, una fatica, un costo, una spesa. Mi spingo più avanti, per esperienza, e dico che aver figli è una condizione così stressante, che genera sue proprie malattie. Poiché tutti cresciamo generazionalmente, e quando abbiano figli noi li hanno gli amici della nostra età, succede che ci si comunica tutto, e si condivide tutto. Ricordo le amiche di mia moglie, sue coetanee, che andavano dal medico perché, a forza di alzarsi tre-quattro volte per notte, quando il bambino ancora piccolo si svegliava piangendo (i bambini sanno soltanto piangere), capitava che dopo qualche mese si restringeva il loro campo visivo: l’occhio non vedeva più tutto quello che aveva davanti, perdeva i bordi, che si oscuravano. Un fenomeno di super-stanchezza. Tutto quello che si conquista, nella vita, ha un prezzo. Un figlio è una conquista immensa, e ha un prezzo immenso. Il senso della paternità e della maternità sta nel pagare quel prezzo non maledicendolo, ma accettandolo. Quando parlo di questa esperienza mi vien sempre in mente un ospedale friulano, dov’ero andato a trovare un amico. Ho visto una madre seduta accanto al letto dov’era ricoverato il figlio di pochi anni. La donna borbottava qualcosa, a testa bassa. Ho ascoltato. Pregava: «Signor del cielo ascoltami, / non farlo mai soffrire, / se c’è dolor per lui, / Ti prego dallo a me!». La maternità è questo 'voler soffrire al posto del figlio', dare al figlio tutto il bene portandogli via tutto il male. Questa disponibilità comincia subito, appena il figlio si annuncia e la coppia entra in attesa. Quindi comincia prima della nascita. 'Essere madre' non significa 'aver figli', ma 'esser disposta ad avere figli'. Quella disposizione cambia tutto. Cambia la scala dei valori nella famiglia. Prima c’erano cose molto importanti, poco importanti, niente importanti. Adesso la cosa più importante è il figlio. Siccome si spende in base all’importanza di ciò che si compra, per il figlio si spende molto. Quel che compri è la tua continuità, la tua sopravvivenza: quando hai un figlio senti che vivrai anche oltre la tua vita. Appena il figlio nasce, spii le sue fattezze, a chi somiglia: ti pare che rinasci in lui se lui ti somiglia fisicamente. In realtà poi non è così. È lo spirito che conta. La somiglianza spirituale, la continuità spirituale. Quel che al figlio insegni negli anni, quel che lui impara. Lingua, parole, frasi. Giudizi. Cultura, arte. Religione. Valori. Abitudini. Tuo figlio ha imparato i tuoi valori se ne inventa di suoi, restando in linea con i tuoi. Io ho l’abitudine di segnare i libri che leggo, a matita. Traccio sottolineature, asterischi, punti esclamativi. A volte cerco un libro, lo trovo, e ci vedo sottolineature, asterischi, punti esclamativi. Ma io quel libro non l’ho mai letto. Chi ha fatto quei segni? Uno dei miei figli. Dunque, io leggo anche quello che non leggo, e leggerò anche quando non ci sarò.