Ultimo giorno delle benedizioni di Pasqua. Da "osservatore autorizzato", accompagno nel suo giro un parroco dell’Appennino ligure. Buona accoglienza in tutte le famiglie. Molti gli anziani, ma nessuno è solo e trascurato. A chi lo desidera, l’Eucaristia sarà portata tra pochi giorni. Le case sono isolate e noi le raggiungiamo – per scelta del parroco – attraverso vecchi sentieri o strade sterrate. Molti pensionati hanno lavorato in fabbrica, ma nello stesso tempo hanno restaurato la casa paterna e tenuto in ordine i prati e i pascoli. Gli allevatori si lamentano dei regolamenti, non sempre saggi, imposti dall’ambientalismo di moda. Un nuovo parassita sta invadendo i castagneti e i produttori di castagne sono molto preoccupati per i raccolti dei prossimi anni.Visitiamo anche le famiglie che, attirate dalla bellezza "domestica" della montagna, passano qui le loro vacanze. Alcune vivono isolate, ma la gran parte si è inserita nella vita della comunità.Qualche parrocchiano esprime preoccupazione per un invio in zona di immigrati dal Nord Africa e il parroco fa osservare che l’accoglienza è sempre stata un vanto di questi luoghi.Una ragazza si scusa di non aver potuto partecipare, per esigenze di lavoro, a tutti gli incontri biblici quaresimali. Anche quest’anno i partecipanti abituali erano una trentina, provenienti da diverse vallate. «Che ne è del nostro prezioso piviale del 1700?», chiede una anziana signora. «La restauratrice è a metà del suo lavoro; – risponde il parroco – nelle feste di agosto, con qualche precauzione, lo potremo di nuovo usare».Anche se la comunità, mettendo insieme tre antiche parrocchie, non raggiunge le duecento famiglie, numerosi sono i genitori giovani che lavorano nei servizi locali o in centri vicini. Così è sorprendentemente elevato il numero dei bambini.Pensare che, secondo le previsioni, queste montagne dovevano essere un deserto già trent’anni fa. E invece per fine maggio si stanno preparando due battesimi e altri due per fine luglio. Una bambina chiede: «Quando comincia il catechismo?». Il parroco ride: «Aspetta che prima finisca la scuola». Fatto di studio e di vita comune, il catechismo, che si svolge d’estate secondo l’uso di queste montagne, è una esperienza molto gradita a genitori e ragazzi. Da qualche anno arrivano anche bambini non ancora battezzati.Mentre percorriamo una strada particolarmente ripida, mi chiedo quale può essere la frequenza religiosa in un territorio così vasto e accidentato. Il parroco non vuole dare numeri e sembra piuttosto accumulare scuse per gli assenti: «L’inverno qui è incredibilmente lungo.Contando gli infermi e quelli che li assistono, il cattivo tempo, i lavori inderogabili della campagna, la maggioranza di queste persone non ha obblighi di frequenza. Ma ad alcune celebrazioni non manca nessuno dei parrocchiani "mobili": la domenica delle palme, il Venerdì Santo, Pasqua, la novena dei defunti, la notte di Natale, le feste dei titolari e dei patroni di ogni chiesa, i funerali». «E poi – aggiunge – quelli che non possono muoversi bisogna andare a trovarli a casa loro». Mi sfiora un dubbio e lo esprimo: «Ma questa gente non è fin troppo ben servita, mentre in città mancano i preti?». Il parroco stringe le spalle: «A nessuno dei miei vescovi (ne ho già avuti cinque) è mai venuto in mente, ma se qualcuno avesse avuto un pensiero simile, avrei trovato qualche argomento per farlo ragionare diversamente». Una conclusione? Mi accontento della più semplice: anche questa è Chiesa, anche questa è Italia.