La nascita non è l'inizio della vita, ma la sua prosecuzione
mercoledì 10 gennaio 2024

Argomento grande e inesauribile, quello toccato dal Papa con la frase: «La maternità surrogata è uno sfruttamento delle donne povere». Il Papa viene a dire che un bambino è figlio di chi lo mette al mondo, non di chi lo compra. Ricordo due coniugi americani che avevano pagato una donna perché mettesse al mondo un bambino per loro, e glielo consegnasse.

Il patto fu siglato da un notaio con regolare contratto, con tanto di versamento dell’anticipo, ma quando il bambino venne al mondo, la donna che l’aveva partorito si rifiutò di consegnarlo alla committente, la quale si rivolse allora a un tribunale. La causa era questa: un figlio è di chi lo genera o di chi lo compra? Le donne non dicono “di chi lo genera”, ma dicono “di chi lo fa”. Allora: un figlio è di chi lo fa o di chi lo paga? Io non avevo dubbi: il figlio è di chi lo fa. Ma il tribunale americano si fece portare il contratto, controllò se il versamento dell’anticipo fosse regolare, era regolare, e stabilì che il figlio era di chi l’aveva contrattualmente acquistato. Non mi ha mai convinto quella sentenza, la quale stabiliva in sostanza che la banca viene prima della natura. Ma perché la donna che aveva accettato contrattualmente di fare un figlio per altri poi se lo voleva tenere? Perché durante la gravidanza si era affezionata a quel figlio.

Lo aveva sentito muoversi, agitarsi, spostarsi, perfino (le donne giurano di sentire anche questa sensazione) perfino capovolgersi. Ho scritto un libro dandogli come protagonista un non-ancora-nato, un nascituro, e per scriverlo mi son documentato. Ho trovato che gli studiosi del parto auscultavano il nascituro, e sentivano che se la madre metteva un disco con musica classica il piccolo muoveva le mani, se la musica era jazz il piccolo muoveva i piedi. Dunque il non-ancora-venuto-al-mondo imparava che nel mondo c’è una musica che ti fa muovere le mani e una che ti fa muovere i piedi. Son messaggi diversi. Il mondo è pieno di messaggi diversi, per vivere li devi saper distinguere. Nel mondo eran nate scuole per partorienti, che insegnavano alle partorienti come comunicare con i figli non-ancora-nati. Si batteva un colpetto sulla testa del nascituro, per richiamare la sua attenzione. Per parlargli, si canticchiava.

Questo spiega perché la poesia sia venuta prima della prosa. I nove mesi prima della nascita non sono mesi senza vita, sono il tempo iniziale della vita. Il bambino che da nascituro sentiva musica classica e muoveva le mani, se dopo nato risente quella musica è portato a ri-muovere le mani. I nove mesi prima della nascita sono un tempo in cui tra madre e figlio corre uno scambio di sali, zuccheri, vita, ma anche di ansie, gioie, patemi, intuizioni, terrori, la nascita non è l’inizio della vita, ma la prosecuzione della vita. E impedire la nascita non è far sì che una vita che non c’è continui a non esserci, ma far sì che una vita che c’è non ci sia più.

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