Servizio della verità e attenzione alle persone sono le due polarità dell’insegnamento morale di Papa Benedetto nel libro "Luce del mondo". Trattandosi di un’intervista, l’attenzione non poteva che essere portata su questioni eticamente sensibili, come la comunione ai divorziati, l’uso del preservativo, i rapporti omosessuali, su cui s’è polarizzata l’attenzione dei media. Non solo il Papa non si sottrae alle domande, ma trae spunto dalla loro concretezza per portare luce sul vissuto difficile, spesso sofferto, da cui muovono. È la luce della verità, fatta risplendere nella sua interezza. In una socio-cultura scettica ed eclettica eclettica, sensibile alle opinioni prevalenti e alle mode correnti, succube del politicamente corretto, il Papa manifesta il coraggio – san Paolo direbbe la parresia – della verità, dicendola apertamente e facendone valere le esigenze per le libertà e le coscienze. Egli non teme di restare solo a dirla, persuaso di essere a suo servizio, per l’integrale benessere delle persone e delle comunità. Così egli afferma il significato «profondamente umano» della sessualità, irriducibile alla sua dimensione edonica; il carattere «monogamico» e «indissolubile» del matrimonio; il disordine «contro natura» delle relazioni omosessuali e l’«inconciliabilità dell’omosessualità con il ministero sacerdotale». Questo «anche se contraddice le opinioni e gli stili di vita oggi dominanti». Nella dichiarata consapevolezza che «cedere o abbassare l’indice di convinzione non aiuta la società ad innalzare il proprio livello morale». Il Papa mostra così di essere a servizio della verità, di non poterla tacere, di essere da essa illuminato e sollecitato.Al tempo stesso egli è attento alle persone, considerandone la dignità e le situazioni in cui vengono a trovarsi. La verità non è affermata sulle persone ma per le persone. L’unica verità si singolarizza nelle condizioni di fatto delle persone. Il maestro è nel contempo il pastore che s’immedesima con la difficoltà, la sofferenza, la prova di ciascuno. Egli sa che la verità dalla oggettività dell’enunciazione dottrinale deve essere mediata nella soggettività delle persone e delle situazioni. Per questo in presenza delle vessazioni e delle emarginazioni degli omosessuali, il Papa esige «il rispetto ad essi dovuto come persone» e la riprovazione di ogni discriminazione. L’illiceità dei rapporti omosessuali non toglie nulla alla dignità dell’omosessuale. Circa i divorziati risposati e la loro sofferenza per l’esclusione dalla comunione eucaristica, il Papa, da una parte, s’immedesima nella situazione di tanti che contraggono matrimonio senza conoscerne appieno – «nel groviglio di opinioni» di oggi – le esigenze di totalità e indissolubilità, così da far dubitare della validità della loro unione e indurre a cercare vie canoniche di soluzione. Dall’altra, fa appello alla pastorale, chiamata a «vedere come restare vicina alle singole persone e, anche nella situazione irregolare, aiutarle a credere in Gesù Cristo Redentore, a credere nella sua bontà e restare nella Chiesa». In relazione all’uso del preservativo, il Papa mostra attenzione a casi particolari – ne cita uno, quello dei rapporti di prostituzione – in cui le persone non riescono ancora ad evitare il rapporto e per non contrarre o non diffondere l’infezione fanno uso del profilattico. Con questo egli non muta la verità del male morale della contraccezione, ma la considera in rapporto a circostanze che possono dar luogo a una giustificazione soggettiva, a «casi giustificati» egli dice.In questa attenzione alle persone il Papa è maestro di sapienza dottrinale e pastorale: sapienza che dai livelli alti dei valori e dei principi sa farsi luce di verità nel vissuto concreto e singolare delle persone. «Luce del mondo» è più che un titolo, è uno stile e un metodo di paideia etica.