Il Papa ha candidamente confessato che «vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate e il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire». Chi di noi non ha vissuto momenti in cui Dio sembrava essere lontano, inafferrabile? Chi non gli ha chiesto, almeno una volta nella vita, con il cuore stretto in una morsa: «Signore dove sei? Perché te ne stai lontano?». Eppure, ha detto il Papa, «ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare». Quanta serenità traspare in queste parole.
La Chiesa è di Cristo. È lui che l’ha acquistata a prezzo del suo sangue. E in questa Chiesa, come nella rete di Pietro il pescatore, finiscono pesci di ogni tipo. E insieme ai pesci qualcosa che con il mare non dovrebbe avere niente a che fare. La Chiesa è sua, ma è affidata a noi. A noi che dovremo tremare ogni volta che accostiamo un fratello per annunciargli il Regno. Dio nessuno mai lo ha visto. Ai suoi figli è affidato il compito di renderlo presente agli uomini. E la nostra serietà, la nostra coerenza, la nostra santità possono facilitare l’incontro. Quale responsabilità. Una missione ardua, affascinante, unica, certamente. Ci mette al riparo da ogni sciocca presunzione il fatto che non siamo stati noi, ma Lui a volere così. Fu Lui infatti che, pur sapendo di rischiare, volle mettere nelle nostre mani la Parola e i Sacramenti.
L’Eucarestia, un Pane che nella sua semplicità nasconde una Presenza vera. La presenza stessa di Cristo. I cristiani lo mangiano, lo conservano, lo adorano, ma potrebbero anche – e tante volte è accaduto – rigettarlo, calpestarlo, profanarlo. Così come la vita, che può essere accolta, apprezzata, custodita, ma anche rinnegata, maltrattata, uccisa. Questa libertà non dice il fallimento di Dio quanto piuttosto l’immensa considerazione che Dio ha di ognuno di noi. E anche dopo essere stato maltrattato e rinnegato Dio non si arrende ma continua imperterrito a cercare l’uomo per ricominciare daccapo. Come se lo spuntare di ogni alba fosse l’inizio di una nuova umanità. È stato emozionante vedere il Papa, il vicario di Cristo in terra, mentre ci apriva il cuore: «Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi». Parole che i cristiani cattolici non dimenticheranno facilmente.
Siamo stati chiamati a servire la Chiesa, sposa e corpo di Cristo e farla, con la nostra vita di preghiera e di fedeltà al Vangelo, più bella e trasparente. Servirci della Chiesa per noi stessi sarebbe tradire e rinnegare la vocazione ricevuta in dono. Grazie, Santo Padre.