Jasmine ha perso, evviva Jasmine. Ha vinto lei, e non ce ne voglia Barbora Krejcikova, che si è portata via con merito il trofeo di Wimbledon. Perché la tennista toscana si è portata via molto di più: la simpatia e la stima incondizionata del cultore di tennis ma anche del profano che non saprà apprezzare la volée, e ignora cosa sia un lob, ma che davanti al suo sorriso sincero e così pieno e vivo solo quand’è la forma di un’anima ha visto materializzarsi una volta ancora quel che lo sport sa insegnare alla nostra vita. Gioia, tenacia, forza, eleganza, coraggio concentrati in una persona che li ha come riassunti in sé, con assoluta naturalezza. E oltre a tutto questo una incredibile resistenza davanti alle difficoltà che ogni nuovo scambio offre come un rebus da risolvere attingendo in pochi istanti a tutto ciò che si sa e si è. Nell’energia che esprime il suo stare in campo Jasmine Paolini comunica a chiunque la osservi che c’è una possibilità in ogni colpo, e la partita è in realtà una somma di occasioni che vanno accettate come una sfida, una dopo l’altra. Proprio su questo ha speso la frase che ce l’ha rivelata nella sua autenticità: spiegando come aveva fatto a piegare in semifinale Donna Vekic dopo quasi tre ore di battaglia, ha detto che in campo cercava «di pensare a quello che dovevo fare punto dopo punto, e me lo ripetevo dentro». Un segreto disarmante, buono per la vita: affrontare ogni scambio come fosse l’unico, senza portarsi dietro il peso del punto precedente, perso o vinto, ed evitando l’ansia dei set ancora da conquistare. Anche il Papa ricorre allo sport per far capire che la vita va presa come si presenta, come un portiere che prende la palla da dove gli arriva. Un principio di realismo che perdiamo di vista quando il peso delle cose che accadono o ci attendono sovrasta i semplici fatti di ogni giorno. E invece la realtà va accolta come dice Jasmine, un punto dopo l’altro, con pazienza. L’ha detto saggiamente anche Roger Federer ricevendo un mese fa dall’Università del New Hampshire la laurea ad honorem nella lectio in cui ha illustrato come ha fatto a diventare un mito del tennis: «È solo un punto, ora pensa al successivo». Serve tutta la determinazione di Jasmine per portarlo a casa, ma se non accade pazienza, eccone già un altro. Un principio di saggezza che è forse il segreto di quel sorriso che ha incantato anche l’austero tempio del tennis mondiale. Sappiamo d’istinto che dentro quella piccola tennista italiana c’è qualcosa di noi che si risveglia, anche (e forse proprio) se si esce dall’erba di Wimbledon sconfitti, a un metro dalla gloria. Nulla può spegnere il coraggio e il sorriso se la vita si accetta giocandola un punto dopo l’altro.
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