Un milione di preservativi gratis. Come coriandoli sulla festa di ipocrisia di Zapatero e soci sulla faccenda che il Papa ha sollevato. Che diamine, grazie al Papa si può tornare a parlare (seriamente) di sesso e invece no, questi vogliono subito chiudere il discorso, accusandolo di ogni nefandezza. E paracadutando sull’Africa un milione di preservativi. Come in tempo di guerra si buttavano i volantini alla popolazione. E come se il nemico loro fosse il Papa più che l’Aids. Invece di guardare i dati – come fanno ad esempio il medico da tanti anni in Africa, Filippo Ciantia, intervistato ieri su queste colonne, circa l’esperienza ugandese di educazione e sviluppo che ha fatto diminuire l’Aids, e Paola Germano, oggi, sulla sintonia di Benedetto XVI con la comunità scientifica più avvertita nel chiedere cure gratuite per tutti – festeggiano la normale irresponsabilità dei loro governi verso l’Africa con eccezionali botti contro il Papa e lanci di coriandoli che servono solo a lasciare le cose come stanno. Troppo comodo distribuire preservativi gratis invece di mettere in crisi le multinazionali del farmaco chiedendo gratis i medicinali o fare campagne più mirate su educazione e prevenzione. Comodo agitare lo slogan della libertà (vero e proprio spettro affamato come un ragazzino Somalo ormai) per lavarsi la coscienza. Comodo parlare da palazzi presidenziali e da colonne di giornali di 'realismo' del preservativo contro chi, come i cattolici, sono da decenni tra i pochi 'realmente' vicini alle popolazioni africane. La ideologia che azzanna ancora una volta rabbiosamente il tentativo di ragionare del Papa, sembra improntata a una strana idea di libertà. Gli africani siano liberi di accoppiarsi a casaccio, a rischio, e si spaccino preservativi in luoghi dove non ci sono medicine e non c’è nemmeno l’acqua corrente, senza introdurre logiche di rispetto per la donna, di stabilità nelle relazioni e di sviluppo sociale. Lasciamoli liberi (cioè derelitti ma preservativizzati). Se la prendono con il Papa come se la Chiesa fosse un poliziotto che gira tra villaggi sperduti a impedire al povero africano che probabilmente manco sa chi è il Papa di usare il preservativo (oggetto pure questo un po’ esotico per costui). Fanno finta, questi allegri lanciatori di coriandoli sulla propria irresponsabilità. Fingono di non sapere che il problema è trattare seriamente il sesso e la libertà. Fanno finta di non sapere che il problema sta in politiche di sostegno che si limitano a distribuire preservativi dove andrebbe invece distribuita istruzione e insegnato il rispetto. Fanno finta e lanciano coriandoli e offese contro chi indica di fronte ai problemi non le scorciatoie ma un metodo che ha bisogno di tempi più lunghi e di scelte più forti. Sembra che abbiano fastidio se la Chiesa dà il suo contributo a un problema generale. Addirittura, un noto intellettuale italiano, condannato dai tribunali come mandante di un assassino politico, sulle prime pagine del quotidiano che lo ospita come penna di punta dà con nonchalance del 'leggermente folle' al Papa. Il quale non è un provocatore; ma ormai dinanzi a una platea formata in parte da governanti illuministici e intellettuali di questo genere, ebbri di ideologia e di livore verso tutto ciò che mette in questione la loro presunta buona coscienza, anche dire che l’acqua bagna – se lo dice la Chiesa – suona come provocazione. Beh, allora ben vengano queste provocazioni a pensare. E anche se il tema è solo un particolare nel grande viaggio di annuncio di speranza cristiana che Benedetto sta compiendo nel posto più difficile del mondo, sia utile a guardare la realtà con l’uso della regione. Si guardi all’Africa con l’occhio meno velato da ideologie e con meno spocchia, si guardino i dati. Chi lo deve, faccia seriamente il governante e non il demagogo. E già che ci siamo, si parli finalmente, seriamente, non banalmente di sesso. E lo si faccia grazie, strano a dirsi?, al Papa.