Ciò che più lascia perplessi, quando non sconcertati, un numero crescente di osservatori e di semplici cittadini è l’attitudine del presidente a pretendere che le forzature eventualmente compiute dalla sua amministrazione rappresentino poca cosa di fronte alla rilevanza degli obiettivi da perseguire: che siano quelli di proteggere e alimentare la ripresa economica, tutelare la riservatezza del processo decisionale interno all’esecutivo o combattere contro il terrorismo. Si tratta di un atteggiamento spesso definito (impropriamente) 'machiavellico', che poco si addice al presidente che aveva condotto la sua prima campagna proprio all’insegna della lotta contro i privilegi, le connivenze e le opacità della 'superclasse' di ricchi e potenti (politici e banchieri) che giustificavano i peggiori misfatti e la loro copertura nel nome di superiori interessi. Ma soprattutto questo ricorda un (grande) presidente del passato, Richard Nixon, che nell’immaginario dell’americano medio, tanto più se democratico, è però ancora associato con l’immagine del 'bugiardo' per definizione. Un parallelo pericolosissimo, evidentemente, che fa apparire gli scandali sessuali di Bill Clinton una cosetta da nulla… La Casa Bianca fa di tutto per allontanare questa similitudine e però si ritrova messa alle strette da una stampa, compresa quella liberal come il New York Times, che ha sempre mal sopportato la propensione del presidente a scavalcarla, a ricercare un contatto con gli elettori non mediato dalle grandi firme del giornalismo progressista.
Proprio dalla stampa 'amica' sta partendo il fuoco più insidioso, perché lascia intendere che il presidente, sotto sotto, abbia una personalità autoritaria, poco incline al compromesso se non quando tale compromesso è necessario alla preservazione del suo potere personale. Un presidente forse persino incline a mentire, quando lo ritenga utile. Se il sospetto dovesse venire in qualche modo corroborato, potrebbe aprirsi una stagione nera per Obama. Per aver mentito Nixon dovette dimettersi e Clinton dovette passare gran parte del suo secondo mandato a difendersi dal rischio di impeachment: difficile immaginare che un moralista (anche un po’ presuntuoso) come Obama potrebbe farla franca… Evidentemente, si tratta di un pessimo viatico per le grandi sfide che attendono la Casa Bianca nei prossimi mesi, e che rendono estremamente incerta l’approvazione delle riforme con le quali Obama vorrebbe lasciare il suo segno permanente sull’America del XXI secolo.
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