Lunedì sera, stazione di Firenze Santa Maria Novella. Quaranta gradi intrisi di umidità. I sedili di metallo bucherellato sono quasi tutti vuoti e presto scopri il perché: dopo pochi minuti, ti ritrovi con le terga simili a una bistecca grigliata. Intanto, sul tabellone appaiono numeri angosciosi: 50, 80, 160… Sono i minuti di ritardo delle Frecce provenienti dal Sud. Con estrema delicatezza, di cui il passeggero è grato, i minuti di ritardo aumentano di 5 ogni 5 minuti, in un implacabile crescendo rossiniano. Tutto per stemperare l’angoscia, come in ospedale: suo marito è grave, no è gravissimo, anzi sta morendo… A poco a poco, così metabolizzi il lutto. O il ritardo. O la coincidenza perduta. Intanto – ecco il capolavoro linguistico – una voce maschile perfettamente impostata, calda, dizione impeccabile, come neanche gli antichi annunciatori Rai del Canale Nazionale, avverte: «Le Frecce tra Firenze e Roma subiranno ritardi di 60 minuti al massimo (tenera bugia, ndr) a causa di un guasto temporaneo alla linea elettrica dell’alta velocità. Ci scusiamo per il disagio».Notizia ferale ma non drammatizziamo. Il guasto è «temporaneo». Non è perenne, irreversibile, definitivo. È una cosa passeggera. E ci mancherebbe! Un guasto «definitivo» potrebbe essere provocato dalla caduta di una cometa, dallo spostamento dell’asse terrestre, da un attacco alieno. Da una catastrofe che solo il regista Emmerich o una cellula grillina potrebbero concepire. No, l’aggettivo «temporaneo», apparentemente superfluo, ha un effetto calmante e ansiolitico. Se non stai attento, ti plachi a tal punto che rischi di dimenticarti le terga sulla griglia.Temporaneo, capite? Come i contratti: temporanei buoni, definitivi cattivi. Come le relazioni e legami sentimentali: temporanei buoni, definitivi cattivi o almeno scomodi. Come certe sentenze: «L’onorevole X è stato condannato definitivamente in via temporanea»: stupendo. Tutto il contrario della voce, femminile e altrettanto calma e suadente, dei film di fantascienza: «È stato attivato il sistema di autodistruzione. Il comando è irreversibile. L’astronave si autodistruggerà tra 5 minuti; 4 minuti; 3 minuti…».Zygmunt Bauman, se decidesse di partecipare a questo profondo dibattito, affermerebbe che il guasto è liquido, e di solido rimangono il prezzo del biglietto; il sudore incollato alla fronte dell’eroica addetta al bancone della Freccia, in camicia e giacca, presa d’assalto da turisti parlanti una ventina di idiomi tutti assieme appassionatamente; i sedili in metallo bucherellato che esigerebbero la pena del contrappasso per il suo ideatore.La morale della vicenda? Gli insegnamenti fondamentali sono due. Primo: la lingua è importante e chi non l’ha capito vada in Regionale Veloce. Secondo: cari giovani, se cercate lavoro, avete due strade sicure: fare il copyrighter. Oppure l’elettricista (specializzato in alta velocità).