I frutti maturi dell'enciclica Laudato si'
martedì 28 maggio 2024

Non sono ingenui, né fanatici. Non hanno la rabbia dell’oltranzismo verde, tantomeno l’interesse a farsi strumento di corporazioni o partiti ecologisti per convenienza. Sono figli di questo tempo, sono voci adulte, a prescindere dall’età, di una Chiesa che sta ostinatamente dalla parte dell’uomo. E quindi della Terra che di ogni creatura è insieme madre e sorella. A leggere l’indagine “Vivere Laudato sì” realizzata dalla rete ELSiA (Alleanza europea Laudato si') si resta colpiti, tanto nel bene che nel male. Perché se da una parte i dati dimostrano che si sta progressivamente rafforzando una coscienza cristiana di tutela della casa comune, dall’altra la domanda è come sia possibile che questa sensibilità non sia ancora diventata patrimonio unanime, al di là di appartenenze religiose e politiche, malgrado lobbies e interessi di mercato.

La ricerca, che ha interessato più di 283 organizzazioni cattoliche di 20 Paesi europei, riguardava l’impatto che l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco ha avuto sul mondo cattolico del continente. E che effetti ci siano stati, e importanti, è sotto gli occhi di tutti, interessa per così dire ciascuno di noi. Si pensi alla prima volta “rivoluzionaria” di un Pontefice che tratta con un approccio così ampio e competente la tematica ambientale o alla novità assoluta del concetto di “ecologia integrale”, con il suo richiamo agli impatti devastanti che la natura offesa procura sulla dignità degli ultimi, degli esclusi. Ma non meno coinvolgente risulta la sottolineatura delle responsabilità, anche qui nel bene come nel male, dei gesti personali di vita quotidiana. Dall’attenzione al consumo di acqua al riciclo della carta, dalla raccolta differenziata dei rifiuti allo spegnimento delle luci inutili, fino ad azioni più sociali come la piantumazione di alberi o il miglioramento del sistema di trasporti pubblici per ridurre l’uso dei veicoli privati. Comportamenti, specie quelli a maggiore impatto collettivo, che compongono le risposte al questionario dell’indagine dell’ELSiA. A leggerle sembra di essere di fronte a un’agenda virtuosa che, se realizzata compattamente dalla comunità internazionale, permetterebbe di frenare la malattia della casa comune e probabilmente di invertire la rotta. Tra le iniziative assunte dai movimenti cattolici ci sono infatti l’impegno a ridurre del 60% entro il 2030 le emissioni di anidride carbonica, il disinvestimento dalle fonti fossili, il sempre maggior ricorso a pannelli solari e impianti di energia rinnovabile. Impegno che nel nostro Paese si sta traducendo nella realizzazione delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) per le quali la Cei ha approntato un Vademecum preciso e articolato che nel ribadire come non ci possa essere autentico sviluppo economico senza sostenibilità nel lungo periodo, ribadisce che le preoccupazioni ambientali non devono tradursi in un’ulteriore marginalizzazione dei poveri, sotto il peso per esempio di costi troppo elevati per l’allestimento di strutture mirate alla transizione ecologica.

Guardati nel loro insieme tutti questi dati vogliono dire che nel Continente europeo la Laudato si’ sta facendo cultura, ha accelerato la svolta, ha innestato una riflessione per certi versi nuova. Comunque più orientata dal basso, che cioè non permette a nessuno di distogliere lo sguardo dai poveri, da chi paga le conseguenze maggiori, in termini di reddito, di malattia, di salvaguardia del proprio territorio, all’abuso indiscriminato del pianeta. Ma perché questo approccio possa risultare efficace occorre che a farsene carico sia una comunità, la più ampia possibile. Così tra i frutti maturi dell’enciclica di Francesco evidenziati dall’indagine realizzata dall’ELSiA, spiccano il coinvolgimento partecipativo di più realtà insieme e l’incoraggiante collaborazione di gruppi non solo religiosi ma anche che non lo sono affatto. La Terra, del resto, è madre e sorella di tutti, che siano i credenti a motivare e, spesso, a guidare il movimento per la sua tutela è quasi ovvio. Sta per così dire nel Dna del cristiano che, come recita una delle più belle pagine del Vangelo, sa che per quanto possa spendere in abiti, trucchi e accessori, non riuscirà mai a pareggiare l’eleganza, fragile e meravigliosa, dei gigli del campo

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: