mercoledì 30 luglio 2014
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Un anno dopo, cos’è germogliato dal seme della Gmg di Rio? Parlando di un raduno giovanile nel quale si giocano scelte di vita, è una domanda tutt’altro che speculativa, e per più di un motivo. C’è anzitutto da onorare un evento per molti aspetti memorabile – 'Avvenire' l’ha fatto nell’edizione di domenica scorsa –, a cominciare dall’immensa folla che durante la Messa sigillò la Giornata brasiliana e occupò i quattro chilometri di Copacabana, con una conta che la municipalità di Rio assestò sui quattro milioni e mezzo di partecipanti. Più della metà di loro era già sul lungomare la notte precedente, per una veglia che ebbe nella grande spiaggia spazzata dal vento e affacciata sull’oceano irrequieto un fondale di suggestione insuperabile, irrigazione emozionale perfetta per far cadere su un terreno predisposto l’invito del Papa ad aprirsi a un incontro finalmente personale con Dio.  Passato un anno, i quadri collettivi consegnati alla memoria evocano una grandiosità di orizzonti che ha lasciato un segno profondo in protagonisti e testimoni. L’entusiasmo è la sigla di ogni Gmg, ma nessuna Giornata è un evento a sé: a ogni tappa del viaggio globale dei giovani che rispondono in numero crescente all’invito della Chiesa s’impara qualcosa di nuovo, e quel che Rio ha insegnato deve molto allo stile di Francesco. Tra tante immagini, torna alla memoria la sua inesauribile, disarmata, esemplare disponibilità al dialogo di sguardi e gesti con la folla che lo attendeva a ogni appuntamento, braccia spalancate a tutti come quelle del Cristo Redentore – insieme crocifisso e risorto – issato sul Corcovado. Il Papa mostrava ai giovani un modo diretto e lieto di portare il Vangelo nel mondo che continua ad attenderlo, e per risposta otteneva una gioia senza condizioni. Proprio quello che andava insegnando, alla lettera. E che sarebbe diventato magistero nero su bianco di lì a poco. Se infatti a Rio avevamo registrato l’adesione spontanea e istintiva dei giovani alla persona del Papa – testimone credibile per chi è alla ricerca di una mano da afferrare –, pochi mesi dopo nella Evangelii gaudium avremmo letto parole che sembravano forgiate nella fucina della Giornata mondiale 2013: «La gioia del Vangelo – è l’incipit dell’esortazione apostolica, già una summa del pontificato – riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù». Un anno fa a Rio abbiamo visto tutto questo, in anteprima, con i giovani designati a testimoniare una rinata missionarietà che dalla gioia del Vangelo trae tutta la propria irresistibile forza attrattiva.
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