Gentile direttore,
ho letto con attenzione l’articolo “Fonti fossili, è l’inizio della fine. Consumi giù da prima del 2030” di Pietro Saccò apparso su Avvenire del 13 settembre, non solo per il titolo in sé, ma anche per alcuni punti interessanti: 1) «… da un lato per sostituirla con rinnovabili e nucleare, dall’altro (nel caso cinese) il calo dei consumi di carbone...»; 2) «La Iea, con realismo, ricorda anche che nonostante l’avvicinarsi di questo “picco” il consiglio è quello di proseguire con gli investimenti su progetti di produzione di gas e petrolio per garantire al mondo l’energia di cui avrà bisogno...»; 3) « Il declino dei consumi di idrocarburi non è comunque sufficiente per raggiungere l’obiettivo globale di emissioni zero entro il 2050...». In esse si riconosce infatti una “dignità” anche al nucleare, ma soprattutto si riconosce la necessità di proseguire con l’estrazione di gas e petrolio, proprio perché la riduzione dei consumi non potrà essere così rapida. Se così stanno le cose, rimango sorpreso anzitutto dal titolo, ma ancor più per le due seguenti frasi: 1) «Stiamo vedendo l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili e dobbiamo prepararci per l’era successiva »; 2) « Il report di quest’anno, che sarà pubblicato il mese prossimo, mostra che il mondo è sull’orlo di una svolta storica». Entrambe mi paiono ottimistiche, al pari del titolo, anche perché si tratta di sostituire l’80% dell’energia oggi prodotta (e senza energia vi sarebbe una catastrofe impossibile da aggettivare). Se dunque dobbiamo essere fiduciosi nelle rinnovabili e auspicabilmente nella fusione nucleare, le prime non risolutive e la seconda assai futuribile, mi chiedo il motivo di tanto ottimismo e, soprattutto, dell’ostracismo che il nostro mondo esprime nei confronti degli investimenti “oil”, del quale vi sarà ancora bisogno, e a lungo, nonostante le rinnovabili che sono le benvenute. Lo stesso Papa Francesco, in “Terra Futura” di Carlin Petrini, si è espresso per una transizione graduale al petrolio.
Giuseppe Bertoni
Gentile Bertoni, grazie innanzitutto per l’attenzione con cui ci legge. Le due frasi “ottimistiche” non sono mie, ma sono tratte dall’intervento di Fatih Birol, direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia. Non sta a me fare l’avvocato di Birol, però mi sembra che, forse con troppa enfasi, il direttore della Iea dica qualcosa che è tecnicamente corretto: se il consumo di idrocarburi è costantemente aumentato da un secolo e mezzo, il declino del loro impiego è effettivamente un passaggio storico e “l’inizio della fine” per queste fonti di energia. Per questa ragione abbiamo fatto nostre queste idee nella titolazione. Sul resto sono d’accordo con lei: il tramonto delle fonti fossili non sarà breve, durerà decenni e va gestito con realismo e investimenti intelligenti, evitando le contrapposizioni ideologiche che a volte si vedono anche nel mondo cattolico.