Ripulire, bonificare, eliminare. Sostituire. Purificare. Un’ansia purificatrice sta cercando di avvolgere il mondo occidentale come un blob gelatinoso che ingurgita le differenze rendendo tutto piatto, uniforme, neutro. Puro! Prendiamo la Francia – dove il governo Hollande si appresta a varare matrimonio e adozioni gay – e due episodi in sé non clamorosi.Ma sono segni e, come tali, è utile e persino divertente provare a decodificarli ricavandone il significato profondo, la polpa sotto la scorza. E allora: la deputata socialista Mazetier, vicepresidente dell’Assemblée, chiede di cambiare nome alla «scuola materna», che in Francia vien dopo l’«asilo» (il nostro nido) e prima delle «elementari». È già una scuola, annota lei, dunque quell’aggettivo, «materna» è fuorviante, perché non ne definisce le funzioni; in secondo luogo, essendo «materna», discrimina la figura paterna; infine, è il residuo anacronistico di un sistema patriarcale che voleva delegato alla donna l’accudimento dei bambini. Soluzione: via quell’ingombrante e fastidioso «materna», da sostituire con «piccola» o «prima scuola». Da parte loro, le Ferrovie francesi, nei formulari per far ottenere biglietti scontati alle famiglie con più di tre figli, ormai da tempo non prevedono «padre» e «madre» ma «genitore 1» e «genitore 2», affibbiando loro un numero come ai binari; se la promozione fosse allargata alle famiglie allargate, avremmo il «genitore 1 piazzale ovest», perché no?Piccole cose. Chi le formula potrebbe non coltivare particolari ansie ideologiche, forse neppure l’onorevole Mazetier è una pasdaran del gender. Ma i segni parlano chiaro. Qualcuno potrebbe ancora essere convinto che le parole siano strumenti neutri. Che prima debbano cambiare il pensiero e la cultura e poi, di conseguenza, cambieranno le parole che esprimono quel pensiero e quella cultura. E se fosse vero anche il contrario? Cambiare le parole serve appunto a farci pensare in modo diverso. E bonificare il campo semantico ci indurrà a cibarci di una cultura modificata.A poco a poco, potremmo essere indotti a non pensare più al maschile né al femminile, ma soltanto al neutro. Genitore 1 e genitore 2, con ampio spazio per la serie dei numeri. Per alcuni è libertà e democrazia. Per altri, e noi con loro, è una sottile violenza, talmente tenue e gentile e ammantata di cortesia da scivolarci addosso impedendoci di reagire, perché la reazione – ci inducono a pensare – sarebbe illiberale e discriminatoria. Ci stanno cambiando le parole per cambiarci il cervello. A riprova che la madre dei totalitaristi è sempre incinta... La madre? Scusate: il genitore 1.