Neanche i politici della Prima Repubblica sono rimasti incollati così a lungo alla poltrona come Sepp Blatter. È dal 1981, anno in cui venne nominato segretario generale della Fifa, che in pratica l’anomalo elvetico è il dominus assoluto del governo del pallone mondiale. Con uno scandalo come quello in corso, di dimensione planetaria, che coinvolge quasi tutti gli uomini del presidente, al dispotico Blatter è riuscito l’ennesimo colpo gobbo: restare sul trono. L’“uomo più ineleggibile” – a detta di Michel Platini e di tutta la Uefa – del pianeta football, a 79 anni suonati è stato rieletto, e pertanto la sua corsa sfrenata, da padrone del campo e del gioco, continua. Va avanti nonostante l’ultima ammissione choc proveniente dal Sudafrica: «Abbiamo pagato 10 milioni di dollari per ottenere i Mondiali (del 2010, ndr)». Non sarebbe una tangente, si difendono gli accusati, ma semplici bonifici versati sul conto della Concacaf, l’organo di controllo del calcio del Nordamerica, Centroamerica e dei Caraibi. Confederazione di cui fa parte anche la microrealtà delle Cayman, isole del Mare delle Antille, 56mila abitanti e una nazionale al 190° posto del
ranking Fifa per la quale la stessa Fifa avrebbe stanziato 2,2 milioni di dollari (erogati da due banche inglesi) che dovevano servire per la costruzione di grandi impianti sportivi. Strutture mai nate, in quello che, guarda caso, è il Paese di residenza del vicepresidente della Fifa e compagno di merende di “Sepp I”, Jeffrey Webb, ora agli arresti a Zurigo. La lista di questa nuova saga da “palla prigioniera” si allarga. Diventa viscida come Anguilla (omonimo arcipelago centroamericano), l’ultimo avamposto Fifa fortemente voluto da Blatter come 209ª nazionale del
ranking. Se si va a scavare sotto la sabbia, chissà cosa si trova anche laggiù? Il moralizzatore Platini “amichevolmente” aveva chiesto a Blatter il ritiro della sua candidatura («Ti faremo una grande festa e potrai conservare il tuo ufficio qui alla Fifa»), puntando alla detronizzazione lampo del monarca svizzero per incoronare finalmente il principe giordano Ali al-Hussein nuovo re della Fifa. In questo tsunami di cuoio, la palla bollente ora passa agli inquirenti che dovranno convocare e poi selezionare le squadre: la rosa dei presunti corrotti e quella dei presunti corruttori. Casacche a parte, non sarà facile distinguerle.