Un film già visto. Anzi, già respirato. In Campania siamo nuovamente sull’orlo dell’emergenza rifiuti. O, forse, non ne siamo mai usciti. Monnezza nuova che si accumula su monnezza vecchia. Problemi nuovi che si assommano a problemi vecchi. La procura di Napoli è costretta a "violare" il segreto istruttorio per evitare il disastro ambientale provocato dalla discarica Resit, "antica " di 25 anni, che sta inquinando le falde acquifere dell’area di Giugliano, Qualiano e Villaricca, zona non per niente definita "triangolo dei veleni". Così le rivelazioni del manager dei rifiuti "pentito", Gaetano Vassallo, obbligano i sindaci a vietare l’uso dell’acqua dei pozzi.Storia vecchia? Macché. Come denuncia un dossier dell’Agenzia regionale di protezione ambientale, i traffici di rifiuti speciali di tutte le regioni continuano a viaggiare anche oggi verso la Campania, ancora "pattumiera d’Italia". Finendo, ovviamente, nelle discariche della camorra. «Chi pensa che la situazione rifiuti in Campania sia risolta, sbaglia di grosso», così a sorpresa tre giorni fa Guido Bertolaso, ex commissario straordinario all’emergenza rifiuti. Ma non era stato tutto risolto il 31 dicembre con la fine ufficiale dello stato d’emergenza, vecchio di 15 anni, e il passaggio delle consegne da Bertolaso alla Regione? Proprio il neoassessore regionale all’ambiente, Giovanni Romano, in un’intervista ad
Avvenire ammette che la situazione è «preoccupante». Emergenza da rifiuti ma anche, e soprattutto, da mancanza di soldi. I Comuni, denuncia l’assessore, hanno debiti per circa 700 milioni, proprio per lo smaltimento di questi anni. E chiede un prestito finalizzato a superare questo baratro.C’è da fidarsi? Romano, come sindaco di Mercato San Severino, nel Salernitano, ha raggiunto il 67% di raccolta differenziata, ma la media regionale è rimasta ancora al 18%, la metà del livello che, in base alle norme Ue, doveva essere raggiunto da tutti i Paesi. E così malgrado 15 anni di stato d’emergenza e 7 commissari straordinari, i rifiuti campani continuano ad andare nelle discariche. E meno male che alla fine almeno queste sono state fatte! Il termovalorizzatore di Acerra resta ancora desolatamente l’unico e, per di più, a mezzo servizio. Gli oltre cinque milioni di ecoballe (più balle che eco...), sono ancora lì, impilati in centinaia di piramidi del terzo millennio. Piramidi della vergogna, dell’impotenza ma, soprattutto, dell’incapacità a risolvere quello che problema non dovrebbe essere, ma normale fatto di vita quotidiana. E invece in Campania siamo ancora a scrivere di emergenza. Colpa della camorra? Certo, ma non tutto è camorra. Gli affari dei clan, che sicuramente continuano anche oggi, non possono essere un comodo alibi. Perché anche in Campania è possibile una gestione virtuosa dei rifiuti. Lo dimostrano i tanti Comuni "ricicloni" soprattutto in provincia di Salerno. Paesi puliti, dove la gente fa convintamente la raccolta differenziata e ne è soddisfatta. Anche perché tocca con mano che funziona e conviene. L’assessore Romano ricorda che la nipotina, che ha dieci anni, non ha mai visto nel suo paese un cassonetto, né strapieno né fumante per qualche incendio. Per lei è normale così, come in tanti paesi del centro e del nord.È, allora, davvero una questione culturale, di scelte, di priorità, di comportamenti. Ma anche di sostegno a chi fa buona amministrazione e non spreco o peggio. Altrimenti, tra un mese, tra un anno o tra dieci anni saremo sempre qui a scrivere dell’ennesima emergenza rifiuti.